Seven Winters in Tehran, della regista tedesca Steffi Niederzoll, film documentario premiato con la menzione speciale della Giuria Documentario di Creazione alla 21esima edizione del Festival del Film e Forum Internazionale dei Diritti Umani di Ginevra, ricostruisce la storia di Reyhaney Jabbari, la giovane iraniana condannata a morte per aver colpito al collo l’uomo che voleva stuprarla.

Dopo le dimissioni, nei giorni scorsi, di alcune rappresentanti di spicco del comitato del FIFDH, Nadia Dresti, Ursula Meier e Stina Werenfels, e la direttrice dei programmi Irène Challand, il Festival del Film e Forum Internazionale dei Diritti Umani di Ginevra vive in questi giorni dei momenti difficili. È rimasto in carica il presidente Yves Daccord e con lui anche i dubbi su come si ricostruirà il futuro del FIFDH già dalle prossime settimane.

Un fulmine a ciel sereno per i non addetti ai lavori, che avevano apprezzato l’edizione n. 21 per gli incontri e i film in programma, tra i quali c'era anche per l'appunto Seven Winters in Tehran, un documentario vero pugno sullo stomaco.

Sette inverni infatti sono quelli che ha trascorso in prigione a Tehran, Reyhaney Jabbari, una giovane donna di 19 anni, condannata a morte per aver tentato di uccidere l’uomo che la stava violentando. Colta in fragrante da un amico poliziotto, Reyhaney sarà portata subito in prigione e subirà mesi dopo un processo farsa. La giovane donna negli anni a seguire potrebbe salvarsi, se solo decidesse di ritrattare, ma non lo farà, perché per lei è diventata una questione di onore e di lotta, non solo per lei ma per tutte le altre donne iraniane ingiustamente detenute e per tutte quelle che un giorno potrebbero ritrovarsi nella sua stessa situazione.

Non basteranno le lacrime della madre e delle sorelle per farla tornare indietro sulla sua decisione e quelle di tutta la sua famiglia che fino al giorno dell’esecuzione l’avrà sostenuta e incoraggiata, cercando anche aiuto nella stampa internazionale affinché sia dichiarata innocente.

Seven Winters in Tehran è proprio una brutta storia, raccontata però con garbo e con amore, ed è la brutta storia che potrebbe vivere nostra sorella o nostra madre, o una donna qualsiasi, dagli occhi dolci, dalla voglia di vivere e con il desiderio di finire gli studi e fare un giorno un bel lavoro. E questa bruttissima storia non puo' non ricordarci l’attualità di questi mesi in cui centinaia di migliaia di donne e di giovani uomini stanno lottando per la loro libertà e con loro ci sono, le famiglie in Iran e tutti gli iraniani dispersi nel mondo, perché costretti a fuggire dal loro paese.

Mentre il regime in queste settimane colpisce i manifestanti agli occhi per renderli ciechi a vita e avvelena le ragazzine a scuola affinché restino in massa a casa, oltre che imprigionare a casaccio chiunque si ribelli per strada, la storia di Reyhaney Jabbari ci fa capire come sia importante in nome della lotta per tutte e per tutti mantenere la schiena dritta. Non tornare indietro, non ritrattare, perché non si può contrattare per la dignità e per la libertà. Il coraggio però non è per tutti. Onore a Reyhaney Jabbari e a tutti·e quelli·e che in questi mesi stanno combattendo in Iran.

 

Seven Winters in Tehran 

regia: Steffi Niederzoll

produttori: Melanie Andernach - Knut Losen

fotografia: Julia Daschner

Musiche: Flemming Nordkrog

Suono: César Fernández Borrás, Andreas Hildebrandt, Jocelyn Robert

Montaggio: Nicole Kortlüke

Anno: 2023