Faya Dayi

Si è conclusa domenica scorsa la 52esima edizione di Visions du réel, con il trionfo di «Faya Dayi» della regista messicana ed etiope Jessica Beshir. A «Nostromo» di Fisnik Maxville il premio della competizione nazionale.

Sono stati dieci giorni di grandi abbuffate di film, da casa e dal 22 aprile anche in sala, grazie alle recenti aperture. Tante le storie raccontate, diversissimi i paesaggi osservati e le realtà conosciute, proprio come è tradizione per Visions du réel.

Ha vinto la competizione internazionale «Faya Dayi» di Jessica Beshir, regista al suo primo film, nel quale si racconta la storia di diversi agricoltori etiopi, prima produttori di caffè, oggi di una pianta psicotropa chiamata khat, che in tantissimi masticano in continuazione. Ogni immagine di Faya Dayi è un dipinto, un racconto a sé. I paesaggi, in bianco e nero, sono suggestivi, così come i volti di molti giovani del posto, che si interrogano se partire, verso l'Egitto e poi l'Europa, o restare continuando una vita faticosa e di stenti. Certamente sarà stata la straordinaria fotografia a convincere la giuria, oltre che i dialoghi, sussurrati e poetici, perché la sceneggiatura del film invece, a nostro avviso, non aveva la stessa forza narrativa delle immagini.

Per la sezione Burning Lights ha vinto «Looking for Horses» di Stefan Pavlović, per la Competizione Nazionale «Nostromo» di Fisnik Maxville. Premio speciale della giuria a «Chronicles of That Time» di Maria Iorio e Raphaël Cuomo. Per il mediometraggio è stato premiato «Strict Regime» di Nikita Yefimov, menzione speciale a «My Quarantine Bear» de Weijia Ma. «The communion of my cousin Andrea» di Brandán Cervino ha vinto, inaspettatamente, come miglior cortometraggio.