Nella foto Max Lobe

Rue de Berne, numero 39 (2019) e La trinità bantu (2017), sono i due romanzi dell’autore svizzero di origini camerunensi Max Lobe pubblicati in italiano dalla casa editrice romana 66thand2nd con la traduzione di Sándor Marazza e un bel progetto grafico di Silvana Amato. Da Pâquis a Lugano, la Svizzera di Lobe è un paese feroce dove è difficile integrarsi, e dove si rischia di perdere la dignità.

Max Lobe è uno scrittore libero, leggendo i suoi libri lo si capisce subito. E questo lo affermo perché l’autore ha scelto di parlare nei suoi libri di temi quali l’immigrazione, l’omosessualità e l’integrazione senza ipocrisie, con una scrittura cruda che affronta fino in fondo il problema e la drammaticità delle situazioni di tutti i giorni.

Così, la Svizzera che Lobe dipinge nei suoi testi è un paese diverso da quello che siamo abituati a conoscere dalla TV o dai giornali. È un paese dove non tutto necessariamente va bene, e dove non c’è solo il politicamente corretto. La Svizzera di Lobe è un paese dove è difficile integrarsi, dove si può essere schiavi e nessuno se ne preoccupa, dove c’è tanta gente povera che ogni giorno rischia di perdere la propria dignità cercando cibo e lavoro.

Lobe racconta un paese vero, che esiste e di cui non si parla, e questa parte di paese è la popolazione che ruota intorno alle diverse comunità di immigrati, sono le persone che non hanno i contatti giusti, quelli che provengono da paesi lontani e poveri, quelli che sono fuggiti e sognano una vita migliore e per rincorrere questo sogno devono lottare ogni singolo giorno. Lobe racconta questo mondo con coraggio e con grande umanità. E davvero poco importa se le storie siano autobiografiche o no, l’importante è raccontare un popolo, nello specifico quello africano, che con i suoi colori, odori e suoni si trasferisce in un posto « altro », e questo altro non è il paradiso come immaginato, almeno all’inizio.

Le storie: in Rue de Berne, numero 39 una giovane donna viene spedita senza il suo consenso dal Cameroun a Ginevra, per salvare l’onore di tutta la famiglia e soprattutto dello zio, che in patria aveva fallito e vuole « rifarsi » tramite la sorella. La donna arrivata a Ginevra si ritrova però schiava e costretta a prostituirsi per diversi anni prima di poter riscattare, con i soldi guadagnati con il sesso, la tanto agognata libertà. La sua schiavitù è vissuta alla luce del sole, nel quartiere multietnico di Pâquis, a Ginevra, a due passi dagli hotel di lusso lungo il lago. Rimarrà incinta dopo un rapporto avuto con il suo sfruttatore e il figlio sarà accudito dalle donne africane del quartiere, una famiglia allargata di sole mamme, tutte schiave.

In La trinità bantu, libro a mio avviso più maturo dal punto di vista stilistico, in cui Lobe riesce ad esprimersi al meglio, si racconta la storia di un giovane africano omosessuale che nel paese elvetico fatica a trovare la sua strada e si divide tra Ginevra, dove convive con un giovane svizzero, dai capelli rossi, di buona famiglia, studente universitario, e Lugano dove vive la sorella e dove sarà ricoverata la madre gravemente malata, arrivata dall’Africa con la speranza di una guarigione miracolosa.

I due ragazzi protagonisti della storia, il primo in attesa di trovare un lavoro, il secondo di teminare gli studi, saranno costretti ogni giorno ad « inventarsi » un pasto e spesso a ricorrere all’aiuto di associazioni che offrono generi alimentari ai poveri della città. La disperazione del giovane africano in terra ancora straniera è dovuta non solo dalla necessità di trovare al più presto un lavoro ma anche dalla difficoltà di far convivere il nuovo, la vita in Svizzera e la sua omosessualità, con il vecchio: l’Africa, le tradizioni, la famiglia e la tanto amata madre.

 

« Le dirò che qui va tutto bene. Che sono felice. Anzi, molto felice. Mi inventerò delle cose inverosimili : che le farò avere presto del gombo bello scivoloso e in quantità. Che ho appena trovato un lavoro davvero ben pagato in una grande organizzazione della cooperazione internazionale ginevrina. Che presto mi comprerò una grandissima villa in riva al lago Lemano o uno chalet sulle montagne presso Davos. Che andrò a trovarla nel Bantuland tutti i mesi o perfino tutti i weekend, se vuole. Le dirò persino che il mio compagno ha un ritardo di parecchie settimane e che presto metterà al mondo un bellissimo bambino » (La trinità bantu).

 

La Svizzera di Lobe è quella degli immigrati che ogni giorno pensano al loro paese con malinconia, è quel popolo che sa che in Svizzera non potrà fallire, che deve necessariamente farcela nonostante le ingiustizie, dovute ai natali. E il racconto che ne fa Lobe nei romanzi è vero e drammatico, spesso ironico e divertente. Ed emoziona dall’inzio alla fine.

 

Max Lobe (1986) è nato a Douala in Cameroun. È arrivato in Svizzera nel 2004. Ha fatto studi di comunicazione e di giornalismo a Lugano. Vive a Ginevra.

Rue de Berne, numero 39 nella versione originale in lingua francese è stato pubblicato nel 2013, La trinità bantu invece nel 2014 entrambi dalla casa editrice Zoé di Ginevra.

Consigli di lettura

  • Una famiglia del Nord Italia, tra l’inizio di un secolo e l’avvento di un altro, una metamorfosi continua tra esodo e deriva, dalle montagne alla pianura, dal borgo alla periferia, dai campi alle fabbriche. Il tempo che scorre, il passato che tesse il destino, la nebbia che sale dal futuro; in mezzo un presente che sembra durare per sempre e che è l’unico orizzonte visibile, teatro delle possibilità e gabbia dei desideri.

  • Daria è la figlia, il cui destino è segnato sin dalla nascita da una mancata diagnosi. Ada è la madre, che sulla soglia dei cinquant'anni scopre di essersi ammalata. Questa scoperta diventa occasione per lei di rivolgersi direttamente alla figlia e raccontarle la loro storia. Tutto passa attraverso i corpi di Ada e di Daria: fatiche quotidiane, rabbia, segreti, ma anche gioie inaspettate e momenti di infinita tenerezza. Le parole attraversano il tempo, in un costante intreccio tra passato e presente. Un racconto di straordinaria forza e verità, in cui ogni istante vissuto è offerto al lettore come un dono.