nella foto Ferzan Ozpetek © Leandro Emede

Dopo l'esordio nel 2013 con Rosso Istanbul (Mondadori), romanzo autobiografico incentrato sul rapporto tra il regista e la madre, e il successo del libro Come un respiro (Mondadori, 2020), il regista sceneggiatore e scrittore Ferzan Ozpetek torna in libreria con Cuore nascosto (Mondadori, 2024) nel quale, ancora una volta, trasferisce nelle pagine di un suo romanzo il suo straordinario immaginario.

La vita ci sorprende sempre. Lo sanno bene Alice e Irene, le protagoniste dell'ultimo romanzo di Ferzan Ozpetek, Cuore nascosto, da poco nelle librerie.

Nata e cresciuta in un piccolo paesino dell'entroterra siciliano, a pochi chilometri da Palermo, Alice, appena maggiorenne, si trova catapultata nella capitale. Costretta dalla madre a rinunciare ai propri sogni per lavorare come cassiera in un supermercato, per la vita grama e poco gratificante che conduce, non fa altro che desiderare e sperare che qualcosa di straordinario le accada. E l'inaspettato arriva in un infernale giorno d'estate, a poche settimane dal suo esame di maturità. La telefonata di un notaio le cambia non soltanto la residenza, ma anche la sua esistenza e il destino, svelandole in un modo del tutto inusuale e casuale anche verità importanti di cui, rimanendo ancorata al paese madonita, non sarebbe mai venuta a conoscenza.

Già da queste poche righe emergono il coraggio e la forza di Alice, che non si fa intimorire dal cambiamento e dalla grande città e, sposando il Carpe Diem, abbandona le sue radici per una nuova "lei", per iniziare a vivere, respirare e sognare, mettendosi senza esitazione e con fermezza contro la madre pur di appropriarsi della libertà.

Attorno a lei ruotano due donne essenzialmente diverse tra loro. Adelaide, la madre anaffettiva, sprezzante e aguzzina, la quale assume costantemente un atteggiamento svalutante nei suoi confronti e, al momento della partenza, non accetta per mero egoismo la decisione della figlia.

E poi c’è "zia" Irene, donna carismatica e altrettanto coraggiosa, che vive l’amore così come il dolore in maniera totalizzante, senza tuttavia farsi schiacciare da quest’ultimo, disposta a rischiare e lottare per qualcosa o qualcuno in cui crede. “Zia” Irene che è anche l’artefice del nuovo mondo e della nuova vita della diciottenne, alla quale, oltre il tempo e lo spazio, elargisce consigli, suggerimenti e saggi insegnamenti. Pur essendosi incontrate soltanto un paio di volte, tra Alice e Irene si creano sin da subito una complicità rara e un affetto profondo che le legheranno in maniera indissolubile, fino a segnare le loro scelte e il corso delle loro vite.

Non mancano le figure maschili, anch'esse diverse tra loro – Cesare, Davide, Sebastiano, Tancredi - che permetteranno ad Alice di vivere la passione, la delusione, il senso dell'amicizia, l’abuso, il rispetto, il sogno, l'amore vero.

Nel romanzo, infatti, si riscontra il sentimento dell'amore in tutte le sue espressioni così come l'arte, in particolare, l’arte della pittura custodita nella casa romana di Irene, che è, altresì, una talentuosa artista, e non solo. Nel romanzo, infatti, vi è un tributo alla mia Sicilia e ai tesori a cielo aperto e a quelli conservati nelle chiese di Polizzi Generosa, come l'antico trittico fiammingo che ritrae una Madonna che tiene in grembo Gesù Bambino.

A proposito di casa, la centralità del romanzo si snoda proprio in questo sontuoso appartamento nel quartiere Campo de' Fiori a Roma, nella fattispecie, in una stanza chiusa a chiave dalla stessa Irene, che Alice definisce "La stanza del cuore nascosto" e io, invece, “La stanza del segreto tra i segreti”, in cui sono custodite verità scritte e dipinte, tra tele, bozzetti, foto, fogli volanti, pagine strappate, bigliettini e una lettera dal valore inestimabile, tutti legati da linee e frecce di vernice rossa. Una stanza in cui convivono il caos e la bellezza, la creatività e la passione, l'amore e il tormento, le illusioni e l'abbandono, le certezze e le incertezze, i respiri, i destini e due cuori parzialmente sovrapposti.

Il finale è inaspettato. Ozpetek sorprende il lettore, dopo avergli fatto prefigurare evoluzioni diverse. Ma lo sorprende anche durante tutta la narrazione, perché ha la capacità di farlo entrare nell’intimo di ogni personaggio, anche di quello secondario, del quale descrive aspetti caratteriali, emozioni che prova e trasmette, sensazioni che vive e fa vivere, sentimenti che abbraccia e fa abbracciare. È un romanzo introspettivo e allo stesso tempo universale perché i sentimenti, il dolore, le passioni e le emozioni riguardano tutti e tutte.

 

Consigli di lettura

  • Una famiglia del Nord Italia, tra l’inizio di un secolo e l’avvento di un altro, una metamorfosi continua tra esodo e deriva, dalle montagne alla pianura, dal borgo alla periferia, dai campi alle fabbriche. Il tempo che scorre, il passato che tesse il destino, la nebbia che sale dal futuro; in mezzo un presente che sembra durare per sempre e che è l’unico orizzonte visibile, teatro delle possibilità e gabbia dei desideri.

  • Daria è la figlia, il cui destino è segnato sin dalla nascita da una mancata diagnosi. Ada è la madre, che sulla soglia dei cinquant'anni scopre di essersi ammalata. Questa scoperta diventa occasione per lei di rivolgersi direttamente alla figlia e raccontarle la loro storia. Tutto passa attraverso i corpi di Ada e di Daria: fatiche quotidiane, rabbia, segreti, ma anche gioie inaspettate e momenti di infinita tenerezza. Le parole attraversano il tempo, in un costante intreccio tra passato e presente. Un racconto di straordinaria forza e verità, in cui ogni istante vissuto è offerto al lettore come un dono.