SCH20_Opa_ Mélina Martin_ 1© Sébastien-Monachon

Ho incontrato Mélina Martin a fine luglio, nel parco del Teatro di Vidy di Losanna, per parlare di Opα, spettacolo in greco e in francese che ha presentato al Théâtre de l’Orangerie di Ginevra, e per il quale ha avuto un grande consenso di pubblico.

Mélina mi sta aspettando sotto un grande albero, quando la vedo mi sorride nel suo vestito blu. Ci sediamo nei paraggi, su delle panche che sanno della birra della sera prima e parliamo subito del suo spettacolo.

Opα è stato scelto dalla «Selection Suisse en Avignon» e, per il 2020, doveva rappresentare la scena svizzera, assieme ad altre produzioni, al festival francese. «C’è stato un momento in cui pensavamo ancora di poter andare ad Avignone, l’incertezza mi ha creato abbastanza ansia, poi tutto è stato rinviato al 2021», mi dice guardandomi con i suoi occhi neri neri e la voce un po’ stridula.

Questa giovane artista, greca e svizzera, fresca di diploma alla Manufacture di Losanna, è il talento, guardando Opα mi sono resa conto che padroneggia straordinariamente bene la scena, glielo dico, lei è contenta del complimento.

«Come sei arrivata al teatro?»

«Avevo studiato danza per tantissimi anni, classica, contemporanea, hip-hop, pensavo che la danza fosse il mio mondo, ma a 17 anni mi sono fatta male ad un piede, anche perché sono alta e robusta, e mi sono dovuta fermare. Mi sono presa un anno sabbatico, lì per lì volevo partire, andare via dalla Svizzera, non pensavo al teatro che invece in quei mesi ho finito per scoprire. Ad un certo punto mi sono detta: devo scegliere tra il diritto e il teatro, ho pensato che si vive una volta sola, e ho scelto il teatro». Sorride.

Opα è un’espressione in greco moderno difficilmente traducibile, si utilizza per esprimere sorpresa, o, per esempio, lo si pronuncia se cade qualcosa per terra. Ma lo si usa anche quando ci si vuole un po’ lasciare andare, magari ad una festa. E in effetti Opα è come un invito ad andare, liberi, nel mondo di Elena di Troia, una Elena assolutamente e necessariamente moderna, «la donna più bella del mondo, ma non sono io che ho scelto, è stato Omero che l’ha detto» dice Elena in scena, che nel frattempo è a Sparta, in una terrazza, e fuma una sigaretta e beve un caffè sotto il sole, proprio poco prima che venga rapita. 

«Perché ti sei interessata a Elena di Troia?»

«All’inizio volevo occuparmi di diverse figure femminili che mi piacevano e nelle quali mi potevo identificare, tra questi modelli c’era Elena di Troia, per il suo fisico e Beyoncé per il suo pop femminista. Immaginavo anche una sposa nel giorno del suo matrimonio, nel momento del sogno o dell’incubo, a seconda dei punti di vista. Durante la creazione, tutti questi modelli sono diventati la mia Elena di Troia, una donna greca di oggi, che viene rapita da Paride e si ritrova d’improvviso lontana dal marito Menelao».

La cultura greca è presente in tutto lo spettacolo, ed è questo, a mio avviso, uno dei punti forti dello spettacolo. Mélina utilizza entrambe le lingue e l’esercizio non è mai un di più, anzi questo gioco linguistico sembra legare passato e presente, da una parte c’è il mito ormai cristallizzato, dall’altro un atto (femminista?) di ribellione contro un rapimento disumano. O è fuga d’amore? Perché, in effetti, possono esserci diverse versioni del mito. In scena, sicuramente, c’è la fisicità di Elena di Troia, il corpo di Mélina Martin infatti parla, ammalia, danza, e lei interargisce sapientemente con il pubblico.

«Ormai teatro dunque»

«Sì, assolutamente.  L’anno prossimo sarò in tournée con uno spettacolo di Christiane Jatahi, «Le présent qui déborde» e lavorerò con Francois-Xavier Rouyer per la creazione de «La possession». Domani parto per il Sud della Francia, sarò l’Anna Petrovna di Cechov, per gioco, tra amici, nella foresta, senza soldi. Solo per il piacere di fare teatro e di recitare Cechov in mezzo agli alberi».

Opα

avec Mélina Martin

concezione Mélina Martin collaborazione artistica Jean-Daniel Piguet

luci e regia Léo Garcia

amministrazione e diffusione Marianne Aguado / Iskandar

produzione Cie Room to Rent

coproduzione Arsenic – centre d’art scénique contemporain, PREMIO – prix d’encouragement pour les arts de la scène, association gréco-suisse Jean-Gabriel Eynard

sostegno Pour-cent culturel Migros dans le cadre de PREMIO

www.selectionsuisse.ch