© Mathilda Olmi

dSimon è andato in scena al Teatro di Vidy di Losanna il 2 dicembre scorso con repliche fino al 12. L’artista ginevrino si è messo in gioco completamente dando tutti i suoi dati a dSimon, un personaggio creato grazie ad una programmazione ad hoc. Un linguaggio diverso, quello usato dall’artista, che apre nuovi modi di interpretare e di leggere la realtà a teatro.

Tutto è cominciato grazie a Tammara Leites che, per un suo progetto di ricerca intorno all’intelligenza artificiale, decide di contattare l’artista ginevrino Simon Senn e di proporgli di lavorare assieme alla creazione di un personaggio dSimon, nato da un programma GPT, l’intelligenza artificiale più potente al mondo, sviluppata da OpenAI, una società co-finanziata da Elon Musk e Microsoft.

Simon Senn, che già in Be Arielle F aveva utilizzato in scena un corpo virtuale, accetta e offre a Tammara Leites tutti i suoi dati scritti: e-mail, lettere e progetti di scrittura degli ultimi 15 anni, affinché dSimon abbia una sua personalità, oltre ad avere dentro di se tutto wikipedia e una quantità innumerevole di libri.

Sollecitato di tanto in tanto da Tammara Leites, dSimon all’inizio si mostra abbastanza parsimonioso nelle risposte, addirittura noioso e ripetitivo, cosa che fa inevitabilmente riflettere Simon Senn e disperare Tammara Leites.

Poi all’improvviso succede l’impensabile: dSimon da autore di brevissimi ed insignificanti messaggi (che possono declinarsi all’infinito, identici e non) si trasforma in un prolisso scrittore con propositi spesso di natura razzista e propone al suo pubblico descrizioni di sesso spinto oltre che scene di incesto. Da rabbrividire. Tammara Leites si sente in qualche modo da subito responsabile della creazione di questo mostro contemporaneo che si esprime sempre al maschile, che non conosce il femminile né alcuna minoranza linguistica o sociale. Ma in fondo di quali dati “godeva” il nostro dSimon? Prima grande riflessione. Ciò nonostante le risposte su cosa sia successo al nostro dSimon tardano ad arrivare, anche gli esperti più riconosciuti in materia, balbettano.

Tammara Leites imperterrita nel voler andare fino in fondo nella sua affascinate ricerca inserisce nuovi dati dentro il suo dSimon, per esempio tutta una serie di libri buddisti. A poco a poco il nostro personaggio artificiale comincia a parlare un nuovo linguaggio, più simile a quello dell’artista Simon Senn e, addirittura, riesce ad anticipare i suoi potenziali bisogni, cosa che turba non poco Simon Senn. Come fuggire da un mostro che adesso ci conosce molto bene e sa di cosa abbiamo bisogno e noi invece ancora no? Seconda grande riflessione.

In un’ora e dieci Tammara Leites e Simon Senn, con una semplicità disarmante ci raccontano in scena una storia diversa, fatta di dati, di programmi, di tentativi, di riflessioni (tante) e di future prospettive. In scena c’è (e per me è la prima volta!) un personaggio creato da un programma, una voce leggermente meccanica che legge dei testi creati da lui stesso e che, se invitato, può interagire anche con il pubblico. Con ironia, spesso con precisione, entriamo in un nuovo modo di raccontare, nel quale i linguaggi si mescolano, così come il reale e il virtuale.

Performance molto interessante che apre nuovi modi di intendere il teatro e tutto quello che c’è fuori di esso. Tammara Leites e Simon Senn hanno il dono di anticipare i tempi con intelligenza (reale) e con grande professionalità. Da vedere per credere.

dSimon
Ideazione, regia e interpretazione: Tammara Leites e Simon Senn, con la partecipazione di dSimon
Programmazione informatica: Tammara Leites
Collaboratrice artistica: Viviane Pavillon
Considerazioni sulla drammaturgia: François Gremaud
Produzione: Compagnia Simon Senn, Théâtre Vidy-Lausanne
Coproduzione: Le Grütli, centre de production et de diffusion des Arts Vivants -
Actoral, festival international des arts et des écritures contemporaines.
Con il sostegno di: Ville de Genève - Noorderzon Festival of Performing Arts & Society - Santarcangelo Festival - Mapping Festival - Master Media Design, HEAD, Genève, Haute
école d’art et de design - Loterie romande.