© Christophe Raynaud De Lage

Il giardino dei ciliegi di Anton Čechov, con la regia di Tiago Rodrigues ha debuttato lunedì 5 luglio, con repliche fino al 17, in apertura della 75esima edizione del Festival d’Avignone. Se la cornice all’interno del palazzo dei Papi era, come sempre, mozzafiato, lo spettacolo purtroppo non ha convinto il pubblico presente.

In una Avignone ancora pressoché vuota per le strade, complici anche le partite di calcio e l’Off che sarebbe iniziato il giorno dopo, la sera del 6 luglio, poco prima dell’inizio dello spettacolo, la pioggia ha guastato la festa ai tanti appassionati di teatro giunti per vedere questa pièce di Čechov, una commedia, con sfumature a tratti da tragedia, che narra le vicende di un'aristocratica russa (Ljuba) vissuta per tanti anni a Parigi e della sua famiglia che, di ritorno nella loro proprietà, saranno costretti a metterla all'asta per pagare i debiti. La pièce è stata scelta dal regista portoghese perché, secondo lui, ben racconta la confusione degli animi davanti all’incertezza del futuro, le sofferenze e le speranze in un mondo nuovo o da re-inventare, tutti temi di assoluta attualità e vera sfida per le future generazioni.

Ma ritornando alla sera del 6 luglio, dopo più di un’ora di attesa, si decideva per l’andare in scena e, mentre le gocce di pioggia bagnavano ancora un palcoscenico a dir poco umido, un fortissimo applauso omaggiava gli attori e le attrici, certamente sonnolenti e infreddoliti.

Sebbene fossimo tutti a dir poco affamati di teatro e la cornice e l’occasione fossero perfette per abbuffarsene, sono bastati pochi minuti per capire che non sarebbe stata la serata giusta. Dalle ultime file (e forse non solo), le voci dalla scena arrivavano a singhiozzo e non ben articolate, nonostante i microfoni; di conseguenza: zero teatro e zero emozioni.

Peccato, perché c’erano tutti i requisiti perché potesse essere un serata magica: intanto per la regia, Tiago Rodrigues, fresco di nomina, dal 1º settembre 2022 sarà infatti il nuovo direttore del Festival d’Avignone, lo avevamo apprezzato molto in Sopro (2018) e in Catarina e a beleza de matar fascistas (qui articolo Caos) al Teatro di Vidy di Losanna nell’ottobre scorso; gli attori e le attrici di esperienza, una per tutti, la più conosciuta, Isabelle Huppert che però in questa pièce non è riuscita a dare carattere e voce al personaggio, trasformandosi in una Ljuba troppo urlata e isterica, e infine il testo di Čechov, in passato messo in scena da Giorgio Strehler nel 1974 e da Peter Brook nel 1981, solo per fare qualche nome. E invece, forse complice il freddo, è cominciata quasi subito una lenta peregrinazione verso l’uscita di un bel po’ di pubblico, nonostante le scenografie e le luci belle, e la musica live, che, però, non potevano da sole bastare.

 

Il giardino dei ciliegi

Testo Anton Čechov

Traduzione André Markowicz e Françoise Morvan

Regia Tiago Rodrigues

Con Isabelle Huppert, Isabel Abreu, Tom Adjibi, Nadim Ahmed, Suzanne Aubert, Marcel Bozonnet, Océane Cairaty, Alex Descas, Adama Diop, David Geselson, Grégoire Monsaingeon, Alison Valence

Manuela Azevedo, Hélder Gonçalves (musicisti)

Collaborazione artistica Magda Bizarro
Sc
enografie Fernando Ribeiro
Lu
ci Nuno Meira
Costum
i José António Tenente
Trucco e capelli Sylvie Cailler, Jocelyne Milazzo
Musi
che Hélder Goncalves (composizioni), Tiago Rodrigues (parole)
S
uono Pedro Costa
Assist
ente alla regia Ilyas Mettioui

Produzione Festival d’Avignone

Coproduzione Odéon-Théâtre de l’Europe, Teatro Nacional D. Maria II, Théâtre National Populaire de Villeurbanne, Comédie de Genève, La Coursive Scène nationale de la Rochelle, Wiener Festwochen, Comédie de Clermont Ferrand, National Taichung Theater (Taïwan), Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Fondazione Campania Dei Festival – Compania Teatro Festival, Théâtre de Liège, Holland Festival.