Klondike

Klondike, film ambientato nel Donbass dalla regista ucraina Maryna Er Gorbach, ha vinto il Gran Prix al Festival Internazionale del Film di Friburgo. Un NO del mondo del cinema e del suo pubblico, all’ennesima barbarie nel mondo.

Travolti dall’agghiacciante attualità delle ultime settimane, il FIFF di Friburgo si è stretto intorno all’Ucraina e ha premiato il film della regista Maryna Er Gorbach, Klondike, con ben tre premi. Il più prestigioso il Gran Prix, deciso all’unanimità da una giuria composta dalla cantante svizzero-albanese Elina Duni, dalla regista afgana Sahra Mani, dal produttore angolese Jorge Cohen e dal direttore artistico del Locarno Film Festival Giona A. Nazzaro. Klondike ha ricevuto anche il Critics’ Choice Award e una menzione speciale dalla Giuria dei Giovani Comundo.

Il film, che si ispira ad una storia vera, ed è ambientato in Ucraina, in una zona a soli 50 km dalla Russia, l’oramai famoso (ahimè) Donbass, racconta la storia di una giovane donna incinta che non vuole abbandonare la sua casa, sebbene questa sia stata colpita pesantemente da una granata. Le truppe russe stanno penetrando nella regione, siamo agli inizi del 2014, sarebbe più prudente andare via, eppure la coppia resta e in qualche modo vive nella casa sventrata e si prende cura di quel che ha.

In un paesaggio grigio e desolato, che ben presto sarà teatro di una lunga guerra, il dramma per questa giovane coppia non è solo il rischio concreto, da un momento all’altro, di perdere tutto, ma anche la possibilità di non essere più un unico popolo, una famiglia. Nel Donbass infatti si sta delineando uno scenario da guerra civile, molto ben raccontato nel film, dove, da un lato il marito della giovane donna sembra assecondare le richieste dei separatisti filorussi, forse per codardia o per proteggere la moglie incinta da possibili rappresaglie, dall’altro, il fratello di lei è pronto a raggiungere i nazionalisti ucraini. Antefatti del 2014 che forse possono farci comprendere meglio l'attuale conflitto in Ucraina.

In questo scenario già di per sé complesso e angosciante, la regista ricorda un altro evento di cronaca realmente accaduto nei campi del Donbass. Nel luglio del 2014 viene abbattuto un aereo di linea della Malaysia Airlines, raggiunto quasi certamente da un missile. A bordo ci sono 298 persone, di cui 80 bambini. Sull’accaduto, Kiev accuserà Mosca, Mosca invece Kiev.

Maryna Er Gorbach in Klondike ci racconta una storia che oggi ci appare assolutamente insopportabile, la cui escalation drammatica raggiunge massima intensità negli ultimi venti minuti. La bellezza di questo film sta, oltre che nel lavoro rigoroso e accurato della regista, nella volontà di esprimere tutto il dissenso verso qualsiasi forma di annientamento della persona umana, verso qualsiasi guerra, ovunque essa si svolga. Non sempre è fiction. E quando non lo è, non si può di sicuro restare in silenzio.

 

Gli altri film premiati in questa 36esima edizione:

La Giuria dei Giovani Comundo ha premiato Amira dell’egiziano Mohamed Diab.
Broken Keys del Libanese Jimmy Keyrouz ha ricevuto il Premio del pubblico.
Brighton 4th del georgiano Levan Koguashvili ha avuto il Premio Speciale della Giuria Internazionale per i lungometraggi.

Il film messicano La Civil di Teodora Ana Mihai ha ottenuto il Premio della Giuria Ecumenica.
Per i cortometraggi, il Premio per il migliore cortometraggio è andato alla regista brasiliana Nina Kopko per Lunch Break.

Il Premio Réseau Cinema svizzero a Party Poster dell’indiano Rishi Chandna. 

Premio Röstigraben a Esther di Ana Scheu Amigo.

Infine per la sezione Nuovi Territori, il Premio Visa va a A bassa voce, di Matilde Casari e Alessandro Perillo, studenti del CISA di Locarno.