Il primo lungometraggio dell’artista Ali Cherri, Le barrage, è stato presentato all’ultima edizione del Festival del Film e Forum Internazionale dei Diritti Umani di Ginevra, conclusasi lo scorso 19 marzo 2023. Dopo trent’anni di dittatura, Le barrage è il primo film girato in Sudan.

Ali Cherri è un artista versatile, realizzatore di video e di installazioni, nel passato si è distinto anche per la creazione di disegni e di performance. Nato a Beirut nel 1976, Cherri ha avuto modo di assistere alle varie tappe della guerra civile in Libano e questa esperienza ha inevitabilmente influenzato e plasmato tutti i lavori artistici che fino ad oggi hanno avuto un unico e ricorrente tema, quello del trauma, della rovina e della trasformazione.

Le barrage, il suo primo lungometraggio, selezionato alla Quinzaine des réalisateurs di Cannes nel 2022, film che fa parte di una trilogia sulla primavera araba che comprende anche L’intranquille (2013) e Le Creuseur (2015), è stato girato interamente in Sudan, in particolare nel nord, nella Nubia, e detiene un record, triste o bello, a seconda dei punti di vista: quello di essere il primo film girato nel paese dopo la dittatura.

Il film racconta la storia di Maher un giovane operaio che lavora in una fabbrica di mattoni all’aria aperta, vicino alla diga di Meroe, una delle più grandi e devastanti opere idroelettriche del continente africano, a due passi dal Nilo. Per girare il film sono state necessarie diverse settimane, vedi mesi, perché nel frattempo, non molto lontano dalla diga, a Khartoum, erano in atto scontri e contestazioni per far capitolare una dittatura durata trent’anni. Non c’è dunque da stupirsi se il progetto si sia prolungato per più anni e lo stesso Cherri, alla fine della proiezione, ha ammesso che la realizzazione del film è stato un progetto lungo e faticoso, che non pensava di poter un giorno completare.

Tutto è iniziato nel 2017, anno in cui Cherri, per la prima volta, si reca sul posto per vedere da vicino questa diga enorme che, nel frattempo, aveva già causato alluvioni su tutto il territorio circostante con conseguenze disastrose sull’ambiente e soprattutto sulla popolazione locale che era stata costretta ad andare via da lì (un numero non trascurabile, visto che si tratta di circa 50.000 persone). Nel conoscere tutti gli operai impegnati nella produzione dei mattoni, tutti rigorosamente stagionali e precari, costretti a vivere per mesi accampati alla bell’e meglio, Cherri sceglierà Maher come protagonista, perché, spiegherà al pubblico presente a Ginevra, Maher era l’unico che finito il lavoro si dedicava ad altro. E questo altro è una fuga verso il deserto in moto, verso un luogo suo, in cui il ragazzo plasma per settimane con il fango, una sorta di mostro, di spirito o creatura mistica, che ha la forza di trasportarlo in una dimensione altra, secondo Cherri, bella da raccontare. E difatti Cherri non si è sbagliato, perché Le barrage non è solo un film testimonianza, della vita di alcuni lavoratori, di un territorio la Nubia, della diga di Meroe e del momento di transizione e di fine dittatura, ma è anche vera opera poetica, un viaggio di immagini e di sensazioni in un territorio del mondo bellissimo.

Film denuncia dunque ma anche un viaggio sensoriale tra paesaggi straordinari, in una parte del mondo poco conosciuta, dove oggi gli artisti possono di nuovo andare ed esprimersi.

 

I premi di questa edizione:

Aurora’s Sunrise d’Inna Sahakyan (Grand Premio di Ginevra) e Colette et Justin d’Alain Kassanda (Premio Gilda Vieira de Mello) Seven Winters in Tehran di Steffi Niederzoll (menzione speciale della Giuria Documentario e creazione) e My Name is Happy d’Ayşe Toprak e Nick Read (Premio Fiction della Giuria dei Giovani e Premio Impact Days, StoryBoard Collective’s Impact Fund). Grand Premio Fiction a Beyond the Wall di Vahid Jalilvand e Premio Focus a Etilaat Roz d’Abbas Rezaie.

L’edizione 2023 si è conclusa con 29.000 presenze in sala e con ben 220 ospiti venuti a Ginevra per parlare delle loro esperienze, delle loro lotte e del loro impegno politico e sociale.

Per vedere le schede dei film: https://fifdh.org/