We Are Watching © Miguel Bueno

Ginevra: Si è conclusa domenica scorsa la 19 edizione del Festival del Film e Forum Internazionale dei Diritti Umani. Il premio della giuria va al film Shadow game delle registe Eefje Blankevoort e Els Van Driel. Premiati anche: En route pour le milliard di Dieudo Hamadi, Les Racines du Monde di Byambasuren Davaa e Coded Bias di Shalini Kantayya. Tante, in questi dieci giorni, le partecipazioni illustri.

È stato un festival ricco di incontri e di riflessioni, non a caso inaugurato ufficialmente dal regista teatrale più « politico » e militante degli ultimi decenni, ovvero Milo Rau, che a Ginevra presentava il film Le nouvel evangile (nelle sale cinematografiche in Svizzera dal 1º aprile). È stato il momento poi, di ascoltare l’attivista Angela Davis, la scrittrice Arundhaty Roi e Svetlana Tikhanovskaïa, che ha parlato del suo paese, la Bielorussia.

I 29 film della selezione ufficiale hanno raccolto più di 14.000 visualizzazioni e circa 43.000 sono stati, invece, i contatti sul sito del FIFDH.

Ma eccoli i film vincitori: Shadow game, Gran Premio di Ginevra e Premio Giuria dei giovani. Un documentario che accompagna, passo dopo passo, alcuni giovani in attesa di provare ancora una volta il loro gioco: attraversare le frontiere a rischio della vita per arrivare in Italia, in Francia o in Germania. È un racconto lucido quello di Shadow game, affidato spesso ai video che gli stessi ragazzi hanno girato con i loro telefonini, durante le lunghe marcie notturne nelle foreste o nelle montagne, in Serbia, in Bosnia, in Croazia, sperando di potercela fare. Un film struggente, perché questi ragazzi dalla faccia pulitissima, senza famiglia, cercano «solo» di raggiungere un paese dove potranno avere un futuro, e dimenticare, prima possibile, tutto quello che hanno vissuto, anche le botte prese dalle varie polizie di frontiera. Shadow game è urlo sacrosanto contro le ingiustizie che stanno vivendo migliaia di ragazzini in viaggio da soli.

Il premio per il Miglior reportage va Coded Bias dell’americana Shalini Kantayya, il Gran Premio per la Fiction e diritti umani al regista mongolo Byambasuren Davaa per Les racines du monde che riceve anche il Premio Giuria dei Giovani. Il Premio Gilda Vieira de Mello va all’interessante En route pour le milliard di Dieudo Hamadi, che racconta le conseguenze subite dalla popolazione civile durante la guerra dei «Sei Giorni» nella Repubblica Democratica del Congo nel 2000, nella quale molti civili hanno perso degli arti, gambe e braccia, senza ricevere alcun compenso o aiuto negli anni successivi. Il loro è un grido di rabbia contro i politici che non si preoccupano delle loro terribili condizioni di vita in quanto mutilati di guerra.

Il Premio dell’Impatto va a 72 Hours, di Anna Savchenko, mentre il Premio del pubblico va a Dear Future Children, documentario firmato da Franz Böhm, regista di soli 21 anni che ha costruito il ritratto di 3 donne attiviste in Uganda, a Honh-Kong e nel Cile.

Una menzione speciale va, giustamente secondo noi, a Si le vent tombe di Nora Martirosyan, un film molto bello e di grande attualità purtroppo. Il Karabakh è uno stato attualmente non riconosciuto, la città è stata completamente distrutta nel ‘92; disgraziatamente nelle settimane scorse, come documentato dalla stampa di tutto il mondo, è ripresa la guerra con i paesi confinanti. La riapertura dell’aeroporto, prima dei recenti conflitti, poteva essere l’occasione per mettere in comunicazione questo popolo con il resto del mondo, e forse essere riconosciuto, ma sono tanti i problemi da dover risolvere, affinché si possa autorizzare il primo volo. Ha deluso invece Coronation di Ai Weiwei, che fa un lungo racconto delle prime giornate della pandemia a Wuhan, in Cina, ma senza dare mai ritmo e organicità alla testimonianza.

Per concludere, è giusto ricordare che l’équipe del FIFDH, in questi dieci giorni di Festival, ha cercato, in tutti i modi, di incontrare il suo pubblico con modalità diverse rispetto al passato e con varie iniziative in città, a Ginevra. La più visibile e imponente è stata quella del 6 marzo in cui migliaia di persone nella piazza di Plainpalais hanno potuto vedere l’opera monumentale dell’artista Dan Acher, «We Are Watching», simbolo della mobilitazione cittadina per l’emergenza climatica.

La 20esima edizione si svolgerà dal 4 al 13 marzo 2022.