Molecole di Andrea Segre

Il regista Andrea Segre ha presentato al Festival di Nyon un film di grande delicatezza, «Molecole», che ha incantato per poesia e immagini. Presentati nelle scorse giornate anche «The Rossellinis» di Alessandro Rossellini, «Vedo rosso» di Adrian Paci e «Io resto» di Michele Aiello.

Nessuno di loro è al primo film, sono tutti artisti e registi con una certa esperienza, così che i loro film hanno dato quel qualcosa in più alla 52esima edizione di Visions du réel, conclusasi domenica scorsa. E quel qualcosa in più era anche «Italia».

Ne è l’esempio «Molecole» di Andrea Segre, un film girato interamente a Venezia. Il regista ha deciso di filmare la città in cui ha vissuto da bambino alla ricerca dei tanti ricordi d’infanzia. Il motivo? La recente scomparsa dell’amato padre. Purtroppo però, trentanni dopo è difficile ritrovare la stessa Venezia, un luogo oramai calpestato ogni giorno da migliaia di turisti.

«Molecole» è una lettera d’amore al padre, che dà l’occasione al regista di porsi diversi interrogativi, e di pensare ai tanti terribili non detto con l’amato genitore. Il documentario indaga un tema affettivo universale: il dolore per la perdita del padre e il vuoto che ci si ritrova attorno. Il fatto che Andrea Segre si sia ritrovato, durante le riprese, bloccato in città a causa del Covid, ha aggiunto, senza volerlo, un’aura surreale alle immagini. Piazza San Marco svuotata, così come tutta Venezia deserta, hanno fatto sì che il racconto divenisse ancora più intimo e ancora più poetico.

The Rosselinis, di Alessandro Rossellini, invece, è un documentario completamente diverso. Il regista, nipote del ben più famoso Roberto Rossellini, ha organizzato, con la scusa del film, degli incontri con tutta la famiglia, alla ricerca, anche in loro, di una malattia, la Rossellinite, di cui Alessandro per primo sembra abbia sofferto in passato. Abbandonato dalla madre in tenera età, a causa di una malattia mentale, il primo nipote del grande regista italiano ha vissuto nella sua casa e sotto la sua ala per tanti anni, prima di sprofondare nel baratro della tossicodipendenza. Secondo Alessandro, tutto ciò forse non sarebbe successo, se dietro ci fosse stata una famiglia più equilibrata. Roberto Rossellini, infatti, viene descritto più volte come un uomo egocentrico e grande «tombeur de femmes», e non solo, con il suo carisma pare che abbia esercitato un dominio indiscusso sull’affettività di tutti i suoi cari. Difficile insomma sfuggire ad una presenza così ingombrante. Ma sarà stato così anche per gli altri familiari? Alessandro cercherà gli zii e le zie, sparpagliati ovunque nel mondo (anche Isabella, la più conosciuta, che vive negli Stati Uniti), e li costringerà ad una sorta di seduta psicoanalitica on the road, con la segreta speranza di scoprire anche in loro lo stesso morbo. Un dietro le quinte che non stona, e mostra - ma chi non li ha?-, i panni sporchi di una delle famiglie italiane più conosciute nel mondo. Il tono ironico dà al racconto una certa leggerezza, che non dispiace.

Bello anche il cortometraggio di Adrian Paci, «Vedo rosso», storia di una confessione ad alta voce di una donna che ha subito ripetute violenze dal suo compagno e che acquisisce, solo col tempo, la consapevolezza che quei gesti e quelle parole erano per l’appunto «violenza». L’inconfondibile voce di Daria Deflorian dà, nei toni, il giusto dubbio e la ritrovata verità al racconto.

«Io resto», di Michele Aiello, ci riporta invece alla drammatica realtà degli ultimi mesi. Aiello è andato nel marzo scorso in piena emergenza covid, dentro un’ospedale di Brescia, in Italia. In «Io resto» Aiello inquadra le corsie e le stanze della malattia e, nonostante la drammaticità di quei giorni, ne fa un racconto pacato, senza sensazionalismi. Infatti, il regista segue a distanza il lento decorso ospitaliero dei malati, il loro bisogno di carezze, di parole, di vicinanza, oltre che di ossigeno. E inquadra con pudore la guarigione insperata di alcuni e la morte di altri. Una testimonianza straordinaria che oggi forse ci parla poco, perché assuefatti, ma che sarà molto preziosa negli anni a venire.

 

 

 

Andrea Segre è socio fondatore di Zalab, un laboratorio culturale che opera per la produzione e distribuzione di cinema libero, indipendente e sociale.

Zalab è un collettivo di sei filmmakers e operatori sociali, oltre a Andrea Segre, vi fanno parte: Michele Aiello, Matteo Calore, Davide Crudetti, Stefano Collizzolli, Sara Zavarise. 

www.zalab.org