Nella foto Sabina Zanini

L’autrice ticinese, all’esordio, ha convinto la giuria aggiudicandosi il premio Studer Ganz del valore di 2000 franchi. In primavera il testo sarà pubblicato da Gabriele Capelli editore.

«Con voce narrante nitida, l’autrice costruisce la giornata tipo di un personaggio che volontariamente si esilia dai ritmi e riti della società contemporanea, rivendicando il diritto di chiamarsi fuori e rifiutando la logica imperante dell’apparire».

Con questa motivazione la giuria ha premiato, per l’edizione 2021 del Premio, il testo, in lingua italiana, di Sabina Zanini. L’abbiamo intervistata pochi giorni dopo la proclamazione:

«Sabina Zanini, intanto le faccio i complimenti per il Premio. È contenta?»

«Ancora non ci credo. Ho consegnato il manoscritto il giorno prima della scadenza, nessuno in famiglia sapeva che partecipavo. Io ho sempre scritto, ma nel privato, ora però, sono uscita allo scoperto e quindi sono anche un po’ preoccupata (ride). Adesso mi dovrò confrontare con il pubblico e con un giudizio».

«Ci racconta di cosa parla il libro?»

«Descrivo una giornata tipo di un personaggio che faccio conoscere attraverso il suo pensiero. Non ci sono dettagli, non si conosce né l’età, né il sesso. Questa persona fa una vita defilata, si tiene a distanza da tutto, però osserva molto gli altri. Lavora come impiegato di banca, all’ufficio crediti e sta molto sulle sue. Ha, tuttavia, come lo chiamo io, un punto di luce segreto: la passione per il violino e per Paganini. Né è completamente affascinato».

«Forse è un personaggio che desidera sottrarsi alla mediocrità della vita, alla routine?»

«Non ho voluto dare un giudizio di valore, le scelte degli altri è come se le guardasse da lontano ed è come se si dicesse: «io voglio stare da un’altra parte», come un bradipo, una preda che ha scelto come strategia difensiva di stare immobile, tanto che gli crescono addosso i licheni e ai predatori ad un certo punto disgusta».

«Da come si è presentata all’inizio, e per come ha parlato dopo del suo personaggio, mi sembra che ci siano diversi punti in comune fra voi due. È così?»

«Probabilmente sì. Del resto è un qualcosa che è uscito da dentro di me. Io però, rispetto al mio personaggio, ho una famiglia e forse sono anche più socievole. Nella storia mi è piaciuto giocare molto su due piani: da una parte c’è la noia e la banalità della vita di tutti i giorni, dall’altra dei momenti più spirituali legati alla musica».

«Dove è ambientato il racconto?»

«Il personaggio vive in una cittadina che potrebbe essere Lugano, anche se non viene mai detto esplicitamente».

«Quando ha iniziato a scrivere questa storia?»

«L’ho iniziata prima della pandemia, nel 2019. Avevo pensato ad un personaggio come un distanziato sociale, e poi è successo che siamo diventati tutti dei distanziati sociali! L’arco temporale del racconto è una giornata. Il personaggio si sveglia, comincia a ragionare e inizia la sua giornata, fino alla sera. Si capisce che quella giornata è la sua giornata tipo, quella che ripeterà il giorno dopo e il giorno ancora dopo».

«Lei è una giornalista professionista, perché scrivere un libro?»

«A me piace raccontare, questo fa parte del mio lavoro. Per tantissimi anni mi sono occupata di cronaca, ho ascoltato tantissime storie, dal premio Nobel alla persona più umile. Ho intervistato chiunque. Per me è importante raccontare storie, è quello che mi affascina, l’ho sempre fatto, anche da bambina».

«Qual è il suo punto di luce?»

«L’arte in generale, la musica classica, la pittura».

«Cosa si aspetta che succeda adesso?»

«Non lo so! Io non pensavo assolutamente di vincere! Prima di consegnare volevo ancora cambiare qualcosa. E poi pensavo che fosse una storia noiosa e, invece, mi hanno detto che è un libro avvincente! Spero sia una bella avventura, alla mia età comincio un percorso nuovo e ho tanto da imparare».


Sabina Zanini è nata a Sorengo nel 1972; ha studiato Lettere moderne a Pavia e lavora come redattrice alla RSI.

Consigli di lettura

  • Una famiglia del Nord Italia, tra l’inizio di un secolo e l’avvento di un altro, una metamorfosi continua tra esodo e deriva, dalle montagne alla pianura, dal borgo alla periferia, dai campi alle fabbriche. Il tempo che scorre, il passato che tesse il destino, la nebbia che sale dal futuro; in mezzo un presente che sembra durare per sempre e che è l’unico orizzonte visibile, teatro delle possibilità e gabbia dei desideri.

  • Daria è la figlia, il cui destino è segnato sin dalla nascita da una mancata diagnosi. Ada è la madre, che sulla soglia dei cinquant'anni scopre di essersi ammalata. Questa scoperta diventa occasione per lei di rivolgersi direttamente alla figlia e raccontarle la loro storia. Tutto passa attraverso i corpi di Ada e di Daria: fatiche quotidiane, rabbia, segreti, ma anche gioie inaspettate e momenti di infinita tenerezza. Le parole attraversano il tempo, in un costante intreccio tra passato e presente. Un racconto di straordinaria forza e verità, in cui ogni istante vissuto è offerto al lettore come un dono.