Nella foto: Francesca Maccani

Di recente mi è capitato più volte di passare davanti a un edificio abbandonato lungo la via Comandante Simone Gulì, a due passi dal porticciolo palermitano dell’Acquasanta, un edificio che ha attirato la mia attenzione per la sua imponenza. Informandomi ho avuto modo di apprendere che si trattasse dell'ex Manifattura Tabacchi. Di lì a poco sarei venuta a conoscenza del libro Le donne dell'Acquasanta di Francesca Maccani (Rizzoli, 2022), ambientato proprio lì, che non ho esitato a comprare e che ho letto in appena due giorni.

 
Maccani è di origine trentina ma vive e lavora nel capoluogo siciliano. Non è nuova alla scrittura, per la quale ha ricevuto vari riconoscimenti. Questo è il suo ultimo romanzo. Un romanzo forte ancor di più se penso che le violenze, lo sfruttamento, la mancata considerazione delle donne non sono frutto della fervida immaginazione della scrittrice, ma realtà pura che la stessa ha saputo narrare in un modo talmente coinvolgente ed empatico da sentire dentro se stessi la rabbia, l'amarezza, il dolore. Parole le sue che arrivano come pugni allo stomaco e che innescano quel senso di rivalsa insito in ogni donna. 
 
Ma Le donne dell'Acquasanta è anche altro: è coraggio, è generosità, è altruismo, è solidarietà, è lotta per la difesa dei valori, in primis quello della dignità umana, e il raggiungimento di obiettivi importanti e innovativi per quei tempi, primi fra tutti il rispetto delle donne in quanto esseri umani e la realizzazione di un baliatico per permettere alle stesse condizioni di lavoro e di vita dignitose.
Amicizia e famiglia: due elementi fondamentali del romanzo. L'amicizia di Franca e Rosa fa da cornice all'intero libro: amiche e complici lo sono sin da piccole, diverse caratterialmente ma unite indissolubilmente anche se alcuni eventi della vita incrineranno il loro legame ma non il loro affetto. 
E poi la famiglia in nome della quale le sigaraie si sacrificano, accettando orari estenuanti e condizioni di lavoro disumane per pochi spiccioli, gli unici, talvolta, per campare il numeroso nucleo familiare.
 
Donne forti quelle dell'Acquasanta (anche se in molte prevale la paura), che non intendono soccombere e abbassare la testa a un mondo prepotentemente maschile e maschilista e che cercano con le mani e con i denti di sopravvivere al tabacco, al tifo, a un ambiente malsano, ai soprusi e alle soverchierie.
Donne come Franca che pagano un prezzo molto alto per i grandi ideali e che rifarebbero ogni cosa pur di difenderli. 
Donne capaci di grandi e dolorose rinunce quali quelle di un figlio da non poter accudire e quindi da affidare alla propria madre o, addirittura, da non poter sfamare e pertanto da "donare" a chi non aveva avuto il dono della maternità.
 
I personaggi così come i luoghi sono descritti minuziosamente: il lettore riesce a delinearli nella sua mente. Ora si vede seduto accanto a Rosa e Franca ad arrotolare pregiati sigari o alle lavoratrici madri con i picciriddi in braccio a lavorare incessantemente quelle foglie dall'odore nauseabondo; ora sente i profumi e i colori del mare e della spiaggia dell'Arenella; ora si immagina a Ballarò a parlare con il sindacalista Salvo per reclamare i propri diritti. Queste solo alcune delle immagini mentali che le pagine del libro regalano al lettore.
A proposito di ambientazioni, quella cardine è appunto la Manifattura Tabacchi, in quegli anni tempio fiorente di guadagni e di opportunità di lavoro per un migliaio di donne. Ed essendo l'unica possibilità per loro, gli uomini che la gestivano spadroneggiavano e abusavano del loro potere, forti del fatto che il bisogno le avrebbe costrette ad accettare ogni forma di ingiustizia come una paga non data a fine giornata e a subire in silenzio pure lo stupro. Ma questi uomini non avevano fatto i conti con l'intelligenza, la caparbietà e il fermento interiore di queste fimmine che definirei rivoluzionarie per quegli anni. Fermenti interiori che presto divennero fermenti di rivolta sociale per la conquista di diritti e dignità. 
Le donne dell'Acquasanta è un libro in cui si intrecciano storie di donne diverse ma accomunate, ognuna a suo modo, dal desiderio di riscatto in una Palermo di fine 800 in cui  povertà e lusso, gente semplice e nobiltà, necessità e potere convivono e si fondano. 
 
È palese lo studio e le ricerche che fanno da sfondo alla narrazione e che rendono il romanzo di spessore culturale e storico. I vari capitoli sono intercalati da parole, espressioni, proverbi in dialetto siciliano, comunque, comprensibili da nord a sud, che fanno sì che il racconto sia più incisivo. 
Il finale, pur non essendo a lieto fine, lascia un barlume di speranza ed esalta il coraggio di essere non solo donne ma anche madri: di fronte alla nascita di una creatura (anche se frutto, ahimè, di un abuso) ogni donna rinasce, riuscendo a superare ogni dolore profondo e a rigenerare la sua forza interiore.
Un romanzo da far leggere a tutte le donne, sin dalla giovane età, e a ogni uomo affinché si prenda consapevolezza che «Sono le mani delle fimmine, chiste mani cca, che mandano avanti il mondo» e che possono rendere ogni aspetto della società una fucina di idee, progresso e bellezza.
 
 

Consigli di lettura

  • Una famiglia del Nord Italia, tra l’inizio di un secolo e l’avvento di un altro, una metamorfosi continua tra esodo e deriva, dalle montagne alla pianura, dal borgo alla periferia, dai campi alle fabbriche. Il tempo che scorre, il passato che tesse il destino, la nebbia che sale dal futuro; in mezzo un presente che sembra durare per sempre e che è l’unico orizzonte visibile, teatro delle possibilità e gabbia dei desideri.

  • Daria è la figlia, il cui destino è segnato sin dalla nascita da una mancata diagnosi. Ada è la madre, che sulla soglia dei cinquant'anni scopre di essersi ammalata. Questa scoperta diventa occasione per lei di rivolgersi direttamente alla figlia e raccontarle la loro storia. Tutto passa attraverso i corpi di Ada e di Daria: fatiche quotidiane, rabbia, segreti, ma anche gioie inaspettate e momenti di infinita tenerezza. Le parole attraversano il tempo, in un costante intreccio tra passato e presente. Un racconto di straordinaria forza e verità, in cui ogni istante vissuto è offerto al lettore come un dono.