nella foto Mauro Li Vigni

Lo scrittore siciliano Mauro Li Vigni, autore de Il cacciatore di errori, Mamadou il coraggioso e E poi venne la libertà, ha pubblicato in queste settimane un nuovo libro Il bambino di cotone (KaiFab Edizioni). Il testo sarà presentato il 14 aprile alle ore 18 presso l'Enoteca letteraria Prospero a Palermo. Saranno presenti oltre all'autore anche Marisa Cottone e Mari Albanese.

Distese immense di piantagioni di cotone, filari infiniti di bambagia bianca, in una terra, l’India, in cui di questa pianta si vive e si sopravvive. In questo nuovo romanzo di Mauro Li Vigni, tra chi cerca di vendere il suo oro “candido” e chi si fa tante ore di volo dall’Italia per acquistarlo al fine di ricavarne tessuti pregiati, nasce una profonda amicizia. Due uomini, Franz e Torath, diversi per cultura, stili di vita e obiettivi, ma accomunati dagli stessi valori. Questa amicizia coinvolgerà a pieno titolo le rispettive famiglie e si rinsalderà ancora di più con la malattia del piccolo Vigash, figlio di Torath, fino a sfociare in un vero atto d’amore. Un atto d’amore così potente da essere capace di ricucire anche il rapporto complesso e complicato tra Franz e suo figlio Artù: quest’ultimo da adolescente nervoso e diffidente diventa suo alleato, suo complice e tenace sostenitore del suo coraggio e del suo altruismo.
Questo e molto di più troviamo ne Il bambino di cotone di Mauro Li Vigni (KaiFab Edizioni).
Li Vigni non è nuovo al mondo dell’editoria. Nasce come scrittore per l’infanzia, ma con i suoi racconti riesce a toccare le corde dei lettori di tutte le età. Si distingue nel panorama della scrittura per bambini e adolescenti per le tematiche interessanti e sempre attuali che affronta e per il linguaggio che usa, un linguaggio colto, fluido e mai banale, che fa emergere tutto il suo valore culturale e umano.
Ne Il bambino di cotone è sorprendente come Li Vigni riesca a descrivere luoghi, tradizioni, cibi, usi e costumi indiani con una dovizia di particolari tale da far pensare che abbia vissuto quelle realtà, riuscendo a farle “vedere”, “sentire”, “toccare” al lettore. È indubbio che tutto ciò sia frutto di uno studio approfondito e di una sua dote naturale, che aveva già dimostrato nei libri precedenti e che in questo romanzo trova la sua massima espressione.
Tanti i temi trattati nel romanzo, tutti di grande attualità. In primo luogo la questione dei cambiamenti climatici innescati dall'azione dell'uomo, che ritroviamo anche in altri suoi libri.
Franz e Torath hanno due modi diversi di affrontare il problema. Franz soffre per i danni che l'uomo sta causando al pianeta e per questo si sente colpevole e impotente. Conosce bene i rischi per la salute delle persone a causa dei pesticidi le cui tracce, spesso, si riscontrano negli indumenti che comunemente indossiamo. Conosce anche il destino dei coloranti chimici, dei solventi e dei liquidi di scarto della lavorazione del cotone, altamente tossici, che vengono riversati nei fiumi. Franz ritiene imprescindibile l’uso di dispositivi di protezione da parte dei coltivatori che utilizzano prodotti chimici: guanti, mascherine e vestiti appositi da indossare per la salvaguardia della propria e altrui salute. Invece, Torath, al fine di vedere le sue coltivazioni rigogliose e riuscire a raccogliere le quantità di cotone necessarie a sfamare la propria famiglia, non tiene conto di alcune accortezze - non per superficialità ma per spirito di sopravvivenza - e così facendo mette, purtroppo, a repentaglio anche la vita del proprio figlioletto Vigash, bambino magrissimo, con il viso giallognolo e la pancia gonfia.
Non manca nel romanzo la prospettiva psicologica, condensata nell'analisi del rapporto padre-figlio, affrontato dall’autore ora con durezza ora con delicatezza. Tra Franz e suo figlio Artù, infatti, regnano da sempre tensioni dovute alle assenze del padre, incapace di comunicare con il figlio, disattento e superficiale di fronte alle sue esigenze e ai suoi desideri. Saranno la madre Donatella e lo zio Calicò a favorire una connessione più profonda fra i due, basata sulla stima e sulla condivisione di scelte e decisioni.
Li Vigni è critico nei confronti degli uomini, ma il finale fa ben sperare. Ecco che emergono, allora, la generosità, la bontà, la gratitudine, l’empatia, la dedizione e l’attenzione incondizionata verso l’altro, oltre ogni distanza e ogni diversità.
Un cenno merita anche l’illustrazione della copertina, realizzata dalla giovane artista parigina Garance Goux: i colori dai toni austeri che vanno dal bianco al nero, passando per le sfumature del beige e del grigio, la rendono molto raffinata.
Tutti gli elementi di questo romanzo, come la trama e l’ordito di un tessuto pregiato, si intrecciano perfettamente tra di loro, dando vita a una narrazione che ci aiuta ad annodare i fili della nostra sensibilità e della nostra capacità di riflessione, spronandoci a tessere la nostra vita legandola a quella degli altri per formare, con il filato dell’altruismo, un’unica tela che è il mondo, che è l’umanità.

Consigli di lettura

  • Una famiglia del Nord Italia, tra l’inizio di un secolo e l’avvento di un altro, una metamorfosi continua tra esodo e deriva, dalle montagne alla pianura, dal borgo alla periferia, dai campi alle fabbriche. Il tempo che scorre, il passato che tesse il destino, la nebbia che sale dal futuro; in mezzo un presente che sembra durare per sempre e che è l’unico orizzonte visibile, teatro delle possibilità e gabbia dei desideri.

  • Daria è la figlia, il cui destino è segnato sin dalla nascita da una mancata diagnosi. Ada è la madre, che sulla soglia dei cinquant'anni scopre di essersi ammalata. Questa scoperta diventa occasione per lei di rivolgersi direttamente alla figlia e raccontarle la loro storia. Tutto passa attraverso i corpi di Ada e di Daria: fatiche quotidiane, rabbia, segreti, ma anche gioie inaspettate e momenti di infinita tenerezza. Le parole attraversano il tempo, in un costante intreccio tra passato e presente. Un racconto di straordinaria forza e verità, in cui ogni istante vissuto è offerto al lettore come un dono.