nella foto Donatella Romanelli

A prima vista, Ci sono mamme (Matilda editrice, 2021) della psicologa e psicoterapeuta Donatella Romanelli pare una storia per bambini. Inducono in errore le illustrazioni stilizzate di Viola Gesmundo, le pochissime frasi stampate a grandi caratteri su ogni pagina, oltre che la casa editrice, specializzata nei testi per i giovani. Inoltre, dopo Ci sono mamme, preceduto da Filastrocche dell’attesa. Per bambini ancora in pancia e genitori galleggianti (Egidio edizioni, 2012) e l’autofiction Angelina corre veloce (Seme bianco, 2018), l’autrice pugliese residente nella Svizzera romanda ha in effetti pubblicato un testo per l’infanzia, Cappuccetto dalle scarpe rosse (Miranda Editrice, 2022).

Vero è che il libro, molto breve, potrebbe essere letto anche da eventuali fratellini e sorelline, ma sembra rivolgersi in priorità alle neomamme e sarebbe un’ottima lettura per i neopapà. Infatti, nomina con delicatezza il non detto che avvolge la maternità in una narrazione ancor oggi idilliaca. Invece, le puerpere portano, spesso in silenzio, il peso di solitudine, fatica, senso di inadeguatezza, senza osare confessare neppure a se stesse sentimenti considerati inaccettabili. La maternità è ambivalenza e comporta momenti di una tristezza più o meno profonda.

Le madri non sbagliano mai s’intitola un vecchio (non invecchiato) saggio del noto neuropsichiatra infantile Giovanni Bollea, che accompagna i genitori nel loro compito educativo e al contempo assolve in anticipo le madri dagli errori che possono commettere e dal senso di colpa che ne deriva, perché il loro istinto non fallisce quasi mai. Pur con intenti diversi – il libro di Donatella Romanelli non elargisce consigli – Ci sono mamme è animato da uno spirito simile: liberare le madri dalla colpa.

Da un punto di vista formale, il libro è un’enumerazione: insonnia, stanchezza, mestizia, frustrazione, confusione, paura, senso di inettitudine o di estraneità, o invece tendenza all’iperprotezione della prole, rabbia, vergogna, agitazione sono le forme e i colori che possono plasmare e tingere una mamma, e quindi anche i suoi figli. In parallelo, l’illustratrice Viola Gesmundo colora le mamme, in principio grigie, con sempre nuove sagome e tinte. Mamme in origine prive di bocca, che appare solo all’ultima pagina, perché in fondo il segreto consiste nella condivisione di ciò che si vive, per vincere l’isolamento e ritrovare la gioia.

Ci sono mamme permette una presa di coscienza del fatto che non ci sono mamme giuste o mamme sbagliate; ogni mamma è diversa dall’altra, e ogni sentimento è legittimo: “Ci sono donne che diventano mamme. Ogni mamma può essere mamma a modo suo.”

Chi cercasse in questa pubblicazione un saggio o un’analisi approfondita di cosa significa essere madri rimarrebbe deluso. Si tratta di un semplice invito ad accogliere la rivoluzione portata da un figlio nella vita di una donna, un figlio che con la sua nascita genera sua madre e ne modifica l’identità, in un presente dilatato in cui si perdono la nozione e il controllo del proprio tempo, quando lo sfinimento è tale da rendere impensabili la lettura o un pensiero diverso rispetto alla cura del neonato. È pertanto il regalo perfetto che il reparto maternità di un ospedale potrebbe fare alle partorienti.

Donatella Romanelli, Viola Gesmundo, Ci sono mamme, Foggia, Matilda editrice, 2021, 52 p. non numerate.

Consigli di lettura

  • Una famiglia del Nord Italia, tra l’inizio di un secolo e l’avvento di un altro, una metamorfosi continua tra esodo e deriva, dalle montagne alla pianura, dal borgo alla periferia, dai campi alle fabbriche. Il tempo che scorre, il passato che tesse il destino, la nebbia che sale dal futuro; in mezzo un presente che sembra durare per sempre e che è l’unico orizzonte visibile, teatro delle possibilità e gabbia dei desideri.

  • Daria è la figlia, il cui destino è segnato sin dalla nascita da una mancata diagnosi. Ada è la madre, che sulla soglia dei cinquant'anni scopre di essersi ammalata. Questa scoperta diventa occasione per lei di rivolgersi direttamente alla figlia e raccontarle la loro storia. Tutto passa attraverso i corpi di Ada e di Daria: fatiche quotidiane, rabbia, segreti, ma anche gioie inaspettate e momenti di infinita tenerezza. Le parole attraversano il tempo, in un costante intreccio tra passato e presente. Un racconto di straordinaria forza e verità, in cui ogni istante vissuto è offerto al lettore come un dono.