nella foto Niviaq Korneliussen

L’autrice groenlandese Niviaq Korneliussen con La valle dei fiori (Iperborea, 2023) suo secondo libro, dopo Homo Sapienne, non ancora tradotto in italiano, firma un testo che ha una straordinaria forza narrativa. Al bando buonismi e famiglie Mulino bianco, l’autrice ha la capacità di raccontarci i lati più oscuri del nostro vivere insieme con una brutalità linguistica che ammalia.

La valle dei fiori di Niviaq Korneliussen, con la traduzione di Francesca Turri, libro che ha recentemente ricevuto il Premio del Consiglio nordico, non è un libro per tutti. Può piacere moltissimo, ma può anche disturbare per la sua schiettezza e, a tratti, per una ricercata grossolanità. E questo, per il semplice motivo che Niviaq Korneliussen non vuole fare sconti a nessuno, nemmeno (ma forse dovremmo dire soprattutto) al personaggio più simile a lei.

Dopo un ottimo esordio con Homo Sapienne, con La valle dei fiori l’autrice ci regala uno straordinario quanto realistico spaccato della società groenlandese: il clima ostile, i centri abitati lontani tra di loro, i lunghi mesi senza luce e gli altrettanti mesi difficili con il sole di mezzanotte che, a quanto pare, piuttosto che rallegrare ed energizzare gli abitanti del luogo, sembra sia fattore scatenante di pensieri suicidari e di stati angoscianti. E poi, oltre al fatto che l'autrice dedica numerose pagine al conflitto culturale e sociale tra groenlandesi e danesi, dove è interessante osservare che in qualsiasi latitudine le minoranze sono comunque percepite come strane e inaffidabili, l’altro tema preponderante di questo testo è quello della gioventù.

Il personaggio principale de La valle dei Fiori infatti è una ragazza che vive a Nuuk, la capitale della Groenlandia. Lei è un essere ribelle sin dall’infanzia, ha una ragazza con la quale ha intrapreso una relazione soddisfacente ed è prossima a trasferirsi in Danimarca per cominciare degli studi universitari. Tra alti e bassi, tutto in fondo sembra procedere per il meglio per la nostra giovane protagonista, eppure, con il passare delle settimane, quasi inspiegabilmente, un profondo senso di disagio si impossesserà di lei, di colei di cui non conosceremo mai il nome. Un malessere che scopriamo aver provato anche da ragazzina, quando si nascondeva in una grotta e lì trascorreva interi pomeriggi lontano da tutto e da tutti. Perché diversa dagli altri, inadeguata (secondo lei), grassa, e in quanto lesbica (sebbene la sua famiglia l'accetti piuttosto bene), più insicura e dissociata dal mondo. Perché in Groenlandia (e purtroppo anche in tante altre parti del mondo) è meglio che i gay e le lesbiche si nascondano, perché se scoperti, è il dramma. Lo scandalo.

Un cortocircuito cambierà la narrazione: sarà la scoperta della valle dei fiori e della Groenlandia orientale in cui la natura è mozzafiato. In questa valle ci sono numerosi fiori di plastica, messi davanti a croci anonime di giovani inuit che si sono suicidati, e di cui le famiglie non vogliono più parlare.

Il suicidio di tantissimi giovani groenlandesi diviene dunque tema principale e denuncia: il paese che ha il tasso più alto di suicidi al mondo, non può non porsi il problema.

«Perché non esistono centri di ascolto con professionisti che possono salvare i giovani in difficoltà?», si chiedono più volte nel corso della narrazione le due ragazze, quando cercano di capire perché la cugina di Maliina si sia suicidata e salvano un loro amico pronto a farlo. Nel vuoto totale delle istituzioni che nulla fanno per alleviare le sofferenze di centinaia di giovani, la lingua utilizzata in questo bellissimo testo è invece una lingua «aperta» in cui si mescola inglese danese parole in groenlandese occidentale e orientale, ma è, allo stesso tempo, una lingua cruda e secca per scarnificare le emozioni dei protagonisti, senza alcun buonismo, e per descrivere ogni scena con cinismo, ironia e schiettezza.

La valle dei fiori è come un bagno freddo, ci immergiamo dentro tutti i disagi dell’essere minoranza: linguistica, sociale, geografica e sessuale, e il suicidio sembra essere l’unica vera soluzione al disagio dei tanti, che da soli, non riescono a trovare la forza di resistere ed essere altro.

Consigli di lettura

  • Una famiglia del Nord Italia, tra l’inizio di un secolo e l’avvento di un altro, una metamorfosi continua tra esodo e deriva, dalle montagne alla pianura, dal borgo alla periferia, dai campi alle fabbriche. Il tempo che scorre, il passato che tesse il destino, la nebbia che sale dal futuro; in mezzo un presente che sembra durare per sempre e che è l’unico orizzonte visibile, teatro delle possibilità e gabbia dei desideri.

  • Daria è la figlia, il cui destino è segnato sin dalla nascita da una mancata diagnosi. Ada è la madre, che sulla soglia dei cinquant'anni scopre di essersi ammalata. Questa scoperta diventa occasione per lei di rivolgersi direttamente alla figlia e raccontarle la loro storia. Tutto passa attraverso i corpi di Ada e di Daria: fatiche quotidiane, rabbia, segreti, ma anche gioie inaspettate e momenti di infinita tenerezza. Le parole attraversano il tempo, in un costante intreccio tra passato e presente. Un racconto di straordinaria forza e verità, in cui ogni istante vissuto è offerto al lettore come un dono.