Alice Coffin, attivista francese per i diritti delle lesbiche, militante nel collettivo La Barbe, ha da poche settimane pubblicato un libro in Francia, Le génie lesbien (Grasset) che è diventato, in poco tempo, un successo editoriale. Senza mezze parole e con toni molto duri, la Coffin mette in discussione il maschio, bianco, eterosessuale e la società patriarcale. E urla al mondo intero che non vuole più essere censurata o discriminata in quanto donna e in quanto lesbica.

Andiamo con ordine: Alice Coffin è un’attivista francese ed una giornalista, ha una compagna, Silvia Casalino, ingegniere spaziale, anche lei impegnata per i diritti delle persone LBGT e contro le discriminazioni sulle donne, tanto che, nel 2011, ha realizzato un documentario, No gravity, sulle astronaute escluse dalle selezioni per andare sullo spazio. La Coffin ha una bella famiglia e, per buona pace di tutti, un ottimo rapporto con il padre e i fratelli. Detto ciò, tra le tante altre cose fatte per i diritti dei LBGT, ha scritto questo libro che è un vero e proprio urlo di rabbia e di dolore.

Sotto accusa c’è la società francese, secondo Alice Coffin, ipocrita e senza coraggio, in particolare la giornalista punta il dito contro i media, i politici e gli ambienti culturali. Tutto comincia, per certi versi, nel 2012. In quanto giornalista di 20 minutes, la Coffin deve scrivere un articolo sul Festival del Cinema di Cannes. Cosa scopre? 22 registi su 22 di quelli che avrebbero dovuto partecipare al Festival erano uomini. Un caso? Fa una ricerca e trova che nelle 77 edizioni del Festival, una sola donna aveva vinto la Palma d’Oro, Jane Campion, nel 1993, ex-aequo, però, con un altro regista (uomo). Una sola donna, nel 2000, Tonie Marshall, aveva vinto il César come migliore regista, per le altre 44 edizioni, erano stati premiati solo degli uomini. E questo solo per fare qualche esempio, perché si potrebbe continuare all’infinito. Per le donne lesbiche non va certo meglio, anzi. Racconta ancora Alice Coffin che la parola stessa «lesbica» nei giornali (e non solo) è censurata, è considerata inopportuna e, fino a poco tempo fa - ironia della sorte? -, se si faceva una ricerca su internet, cercando «lesbica» si finiva solo su scene di sesso per etero. E qui, a mio avviso, si arriva al punto più doloroso del libro: la mancanza di informazione e di modelli per lesbiche e omosessuali. Alice Coffin dice nel libro: «Credo che io sia stata da sempre lesbica. Ma non potevo verbalizzare questa cosa, perché non sapevo nemmeno che esistesse».

Di modelli, in effetti, non ne esistono, perché in letteratura, al cinema e dappertutto, l’omosessualità è ancora un tabù. Nell’età in cui si ha la necessità di identificarsi in un modello positivo, tanti giovani adolescenti omosessuali si ritrovano il vuoto attorno, si sentono sbagliati e ricorrono al suicidio come unica soluzione.

Le celebrità e i politici raramente fanno coming out. In Francia, scrive ancora Alice Coffin, molti affermano che a nessuno interessa con chi si va a letto, che il sesso deve restare un fatto privato. Peccato però che l’eterosessualità sia sempre sbattuta in prima pagina.

Il libro di Alice Coffin non è stato ancora pubblicato in Italia, eppure, in ottobre, in occasione dell’uscita, sono apparsi alcuni articoli in cui la giornalista è stata tacciata di essere violenta e contro tutti gli uomini. In realtà, Le génie lesbien è un libro che dovrebbe interessare tutti, uomini e donne, omosessuali e non. Perché parla di civiltà e di pari opportunità per tutti. Marielle Franco è stata uccisa a Rio nel 2017, perché si batteva per i diritti dei LGBT e perché lottava contro il razzismo e le violenze della polizia. Chi l’ha uccisa non ha usato parole dolci con lei, ne gesti affettuosi. E le migliaia e migliaia di donne che ogni anno vengono uccise o violentate da maschi, non sono state trattate, di certo, con dolcezza. I toni duri di Alice Coffin, sono quelli della lotta per dei diritti fondamentali, contro un certo tipo di maschio, bianco, etero, ben rappresentato in tutto il mondo. E quando ci esorta a «non leggere più i loro libri, non vedere più i loro film», vorremmo risponderle, che abbiamo già cominciato a farlo.

Consigli di lettura

  • Una famiglia del Nord Italia, tra l’inizio di un secolo e l’avvento di un altro, una metamorfosi continua tra esodo e deriva, dalle montagne alla pianura, dal borgo alla periferia, dai campi alle fabbriche. Il tempo che scorre, il passato che tesse il destino, la nebbia che sale dal futuro; in mezzo un presente che sembra durare per sempre e che è l’unico orizzonte visibile, teatro delle possibilità e gabbia dei desideri.

  • Daria è la figlia, il cui destino è segnato sin dalla nascita da una mancata diagnosi. Ada è la madre, che sulla soglia dei cinquant'anni scopre di essersi ammalata. Questa scoperta diventa occasione per lei di rivolgersi direttamente alla figlia e raccontarle la loro storia. Tutto passa attraverso i corpi di Ada e di Daria: fatiche quotidiane, rabbia, segreti, ma anche gioie inaspettate e momenti di infinita tenerezza. Le parole attraversano il tempo, in un costante intreccio tra passato e presente. Un racconto di straordinaria forza e verità, in cui ogni istante vissuto è offerto al lettore come un dono.