Lo scrittore e biologo mozambicano Mia Couto ha vinto il Premio Jan Michalski Letteraura 2020 per la trilogia, tradotta dal portoghese al francese da Elisabeth Monteiro Rodrigues, «Les sables de l’empereur» (Éditions Métaillié, 2020). Premio di 50.000 franchi per lui e un’opera dell’artista nigeriano Alimi Adewale «Senza titolo», 2019, in legno.

Les sables de l’empereur, trilogia pubblicata inizialmente in 3 volumi, ci riporta al Mozambico di fine Ottocento, allora devastato dalle guerre tra clan e coloni. L'imperatore Ngungunyane in particolare, a capo del regno di Gaza nel sud del Paese, resistette a lungo alle ambizioni della Corona portoghese, prima di essere sconfitto, deportato a Lisbona dove fu esposto con la sua corte come trofeo, poi esiliato alle Azzorre. Nelle tre parti dell'opera, Mia Couto racconta questa realtà storica attraverso le voci incrociate di due personaggi di fantasia: Imani Nsambe, una giovane mozambicana educata dai missionari portoghesi, e l'uomo per il quale lavorerà come interprete e al quale sarà legata da un amore impossibile, il sergente Germano de Melo. Le loro esperienze si completano a vicenda; se Germano si applica a descrivere nelle sue lettere i conflitti che si svolgono sotto i suoi occhi e le sue difficoltà ad integrare i valori del colonialismo, Imani, da parte sua, porta le lacrime dell'essere tra più mondi, tra più lingue, con la memoria delle leggende africane come unico alleato. La sua perfetta padronanza della lingua dei coloni la lascia ai margini della comunità nera, le sue origini la tengono lontana dagli occupanti, in un destino in cui però, come traduttrice e poi spia prigioniera, crea ponti tra il Portogallo e il regno di Ngungunyane.
Sfarzosa e dolorosa, l'epopea di Imani e Germano sarà fatta di esili successivi, tentativi di riavvicinamento e incomprensioni, dubbi e violenza, concentrando tutto ciò che lo shock della colonizzazione può produrre, con la particolarità di essere raccontata in modo polifonico. Questi personaggi dalle identità plurali e dalle anime frammentate ci offrono, attraverso la loro visione frammentata, molteplici prospettive sulla storia, per meglio comprenderla.

Mia Couto in lingua italiana ha pubblicato: Terra sonnambula, Guanda, 1999; Sotto l’albero del frangipani, Guanda, 2002; Un fiume chiamato tempo, una casa chiamata terra, Guanda, 2005; Ogni uomo è una razza, Ibis 2006; Veleni di Dio, medicine del diavolo, Voland 2011; Perle, Quarup, 2011; Ventizinco, edizioni dell’Urogallo, 2013; La confessione della leonessa, Sellerio 2014; L’altro lato del mondo, Sellerio 2015.

Consigli di lettura

  • Una famiglia del Nord Italia, tra l’inizio di un secolo e l’avvento di un altro, una metamorfosi continua tra esodo e deriva, dalle montagne alla pianura, dal borgo alla periferia, dai campi alle fabbriche. Il tempo che scorre, il passato che tesse il destino, la nebbia che sale dal futuro; in mezzo un presente che sembra durare per sempre e che è l’unico orizzonte visibile, teatro delle possibilità e gabbia dei desideri.

  • Daria è la figlia, il cui destino è segnato sin dalla nascita da una mancata diagnosi. Ada è la madre, che sulla soglia dei cinquant'anni scopre di essersi ammalata. Questa scoperta diventa occasione per lei di rivolgersi direttamente alla figlia e raccontarle la loro storia. Tutto passa attraverso i corpi di Ada e di Daria: fatiche quotidiane, rabbia, segreti, ma anche gioie inaspettate e momenti di infinita tenerezza. Le parole attraversano il tempo, in un costante intreccio tra passato e presente. Un racconto di straordinaria forza e verità, in cui ogni istante vissuto è offerto al lettore come un dono.