Uno dei dati più interessanti relativi alla Divina Commedia, non tanto per il suo valore intrinseco, quanto per il dibattito sul valore simbolico e scientifico del grande poema, è quello relativo alla datazione del viaggio dantesco.

È noto che vi sono vari passi, una decina, con riferimenti cronologici precisi all’anno 1300. Ma è anche noto che Dante era un grande cultore di astronomia e che la sua opera è zeppa di riferimenti astronomici di tutti i tipi. Ora, le indicazioni astronomiche circostanziate non sono congruenti con i dati cronologici. Il primo riferimento è quello (Inf., I, 41-43) in cui Dante colloca la stagione in cui inizia il viaggio:

 

… e il sol montava in su con quelle stelle

ch’eran con lui quando l’amor divino

mosse da prima quelle cose belle,…

 

Ovvero il Sole saliva in cielo contornato da quelle stelle dell’Ariete che erano in congiunzione con esso quando Dio mise in moto per la prima volta il meccanismo cosmico. Nel Medioevo si credeva che il mondo fosse stato creato all’equinozio di primavera perché in quella posizione il Sole esercitava migliore influsso. Per convenzione il Concilio di Nicea aveva fissato l’equinozio al 21 di marzo. Tuttavia l’indicazione di Dante è sommaria, non fa riferimento all’equinozio, e vale quindi per qualunque data compresa fra il 21 marzo e il 21 aprile.

Un’indicazione più precisa è data in Inf. XX, 127, dove Dante fa dire a Virgilio:

 

e già iernotte fu la luna tonda.

 

Ovvero, quando Dante entra nell’Inferno e inizia il viaggio, era Luna piena. Nel 1300 la Luna fu piena il 5 aprile, ma questo dato è in contraddizione con quanto si trova in Inf. XXI, 112-114:

 

Ier, più oltre cinqu’ore che quest’otta,

mille dugento con sessantasei

anni compié che qui la via fu rotta.

 

Ovvero: ieri (quando Dante entra nell’Inferno), cinque ore più tardi di quest’ora, si compirono 1266 anni da che il passaggio crollò in seguito al terremoto che accompagnò la morte di Cristo e che sconquassò tutto l’inferno. Per Dante, Cristo morì a 34 anni compiuti dalla sua incarnazione. Infatti i fiorentini contavano gli anni ab incarnatione, ovvero facevano iniziare l’anno il 25 marzo di ogni anno, data tradizionalmente assegnata al concepimento, nove mesi prima della nascita avvenuta il 25 dicembre. E durante il Medioevo era opinione comune che Cristo fosse morto lo stesso giorno del suo concepimento. Ma il 25 marzo 1300 non concorda con il dato del plenilunio. Invece nel 1301 fu Luna piena proprio il 25 marzo. Ed è probabile che i 1266 anni fossero contati a partire dall’anno 1, dal momento che la cronologia cristiana iniziava con quell’anno.

Inoltre altre due indicazioni, anzi tre, rimandano inesorabilmente al 1301. Le prime due sono contenute nella terzina dedicata al pianeta Venere quando Dante lo vede all’arrivo nel Purgatorio (I, 19-21):

 

Lo bel pianeta che d’amar conforta

faceva tutto rider l’orïente,

velando i Pesci, ch’erano in sua scorta

 

Ma Venere era inosservabile perché immerso nei raggi del Sole alla fine di marzo 1300, mentre era mattutina all’inizio della primavera del 1301. Inoltre il mattino del 28 marzo 1300 (la permanenza nell’inferno dura un giorno e mezzo, il viaggio attraverso la Terra fino alla montagna del Purgatorio 21 ore), Venere era a 19° di longitudine celeste, ovvero nel segno dell’Ariete (Dante fa riferimento ai segni, non alle costellazioni), mentre il 28 marzo 1301 era a 330° di longitudine, ovvero proprio all’inizio del segno dei Pesci.

Infine, come si desume dal seguente passo (Par., XVI, 34-39), Marte è nel segno del Leone:

dissemi: «Da quel dì che fu detto 'Ave‘

al parto in che mia madre, ch'è or santa,

s'allevïò di me ond' era grave,

al suo Leon cinquecento cinquanta

e trenta fiate venne questo foco

a rinfiammarsi sotto la sua pianta.

È l’avo di Dante, Cacciaguida, che parla e, per dichiarare il suo anno di nascita, dice che dal tempo dell’Annunciazione Marte è ritornato sotto il medesimo segno in cui si trova ora, il Leone, 580 volte. Nella primavera del 1301 Marte era effettivamente nel Leone, ma in quella del 1300 era nei Pesci.

Insomma, i dati astronomici convergono a fissare l’inizio dell’oltreviaggio al 25 marzo 1301. D’altra parte, anche se alcuni dei riferimenti all’anno 1300 presenti nel poema possono essere contrastati efficacemente, almeno i cinque seguenti appaiono molto difficili da smontare:

1) Ciacco “predice” lo scontro avvenuto a Firenze il 1° maggio 1300 fra i giovani delle famiglie dei Cerchi e dei Donati (Inf., VI, 64-65).

2) Guido Cavalcanti, fraterno amico di Dante, che morì il 29 agosto 1300, è dato per vivo (Inf., 10, 110-111).

3) Casella allude al giubileo proclamato da tre mesi, ovvero dal 25 dicembre del 1299, da Bonifacio VIII (Purg., II, 98-99).

4) Corrado Malaspina (Purg. VIII, 133-139) preannuncia che Dante godrà della liberalità della sua casata entro sette anni, e in effetti Dante sarà in Lunigiana nell’ottobre del 1306.

5) Il verso questo centesimo anno ancor s’incinqua (Par., IX, 40).

Una contraddizione apparentemente insanabile, che non a caso impegna i dantisti ancora oggi.