Metro standard in marmo (uno dei sedici realizzati dall’architetto Jean-François-Thérèse Chalgrin tra il 1796 e il 1797), conservato al n. 36 di rue de Vaugirard a Parigi

Oggi ci stupiamo, e magari ci irritiamo anche un po’, perché gli anglosassoni non vogliono saperne di passare al sistema metrico decimale: li accusiamo di passatismo, di rimanere ancorati a tradizioni medievali, e via di questo passo. Tuttavia, almeno gli abitanti dello Stivale dovrebbero lasciar perdere questi commenti. Infatti i piedi e i pollici in Inghilterra ce li hanno portati i Romani.

L’antica uncia era pressoché equivalente al pollice (2,47 contro 2,54 cm) e il pes al piede (29,64 contro 30,48 cm). Queste unità erano diffuse nell’antichità e nel Medioevo in tutta Europa. Curiosamente, però, ogni paese le adattava: per esempio il piede reale francese era lungo 32,87 cm, il piede viennese 31,61 cm, il piede renano 31,40 cm, quello di Norimberga 30,38 cm, quello di Amsterdam 28,31; chissà se esse riflettevano le reali proporzioni dei cittadini!

Non c’è dubbio che tali unità di misura, come anche il palmo, il cubito, il passo, e così via, abbiano una radice molto forte nella natura, e quindi sono sempre state ben accette a livello popolare. Tuttavia i soci della Royal Society britannica, nel 1661, proposero l’adozione di una nuova unità di misura per superare il particolarismo dei tanti sistemi usati dai vari paesi. Questa unità, a somiglianza di quelle già in uso, doveva essere nello stesso tempo “naturale” perché basata su un fenomeno che avviene in natura ma nello stesso tempo comune a tutti e universale, perché non poggiante su usi e costumi di questo o quel popolo. Venne proposta la lunghezza del pendolo che batte il secondo, ovvero il cui periodo (dalla partenza al ritorno nella stessa posizione) sia pari a due secondi: questo valore è pari a 0,994 m. È proprio questo valore ad essere all’origine del metro, la misura di lunghezza ora così universalmente usata.

Nel 1672 però l’astronomo francese Jean Richer, durante una spedizione alla Cayenna che aveva lo scopo, fra gli altri, di misurare la parallasse di Marte, e quindi la distanza del Sole, scoprì che lì bisognava accorciare il pendolo di 2,8 mm rispetto a Parigi, per fargli battere il secondo: in seguito Newton spiegò che ciò era dovuto al fatto che presso l’equatore, essendo la Terra schiacciata ai poli, si è più distanti dal centro del pianeta e quindi l’accelerazione di gravità è minore. Così come lo è, per lo stesso motivo, se ci troviamo in luoghi elevati, rispetto al livello del mare. Quindi questa unità di lunghezza non era invariabile; tuttavia si sarebbe potuto ovviare facilmente prendendone il valore a una data latitudine e quota standard, per esempio all’equatore e a livello del mare. A qualcuno sembrò comunque che essa fosse troppo artificiosa, poggiando su una suddivisione del tempo arbitraria, per quanto ereditata dall’antichità e ormai universalmente consolidata, il secondo: così, già nel 1670 l’abate e scienziato francese Gabriel Mouton propose un sistema connesso con le dimensioni della Terra. Per oltre un secolo però si continuò a dibattere sulla questione senza prendere alcuna decisione. Ancora nel 1790 il famoso politico francese Talleyrand si espresse, in una proposta all’Assemblea Nazionale, per l’adozione della lunghezza del pendolo che batte il secondo, ma l’anno dopo una commissione dell’Accademia delle Scienze rigettò il suggerimento e si espresse invece per adottare come unità di misura sostanzialmente la stessa lunghezza, ma definendola, in modo forse ancora più posticcio, innaturale e artificioso, come un decimilionesimo della lunghezza del quarto di meridiano terrestre. Il nuovo sistema metrico fu infine stabilito da una legge del 1795.

Paradossalmente, nelle Isole Britanniche la nuova unità non fu accettata perché proposta dagli odiati rivoluzionari francesi e da Napoleone, dimenticando il ruolo promotore originariamente rivestito dalla Society. Certamente, desta sorpresa che la stessa cosa sia avvenuta negli Stati Uniti, vista la vicinanza e l’affinità politica fra la Rivoluzione Americana e quella francese. In teoria già nel 1965 si introdusse nel Regno Unito il sistema metrico, ma il sistema imperiale britannico continua a essere usato in parallelo in forma ufficiale e a livello popolare pressoché da tutti. Negli Stati Uniti il sistema metrico non è mai stato formalmente sostituito a quello consuetudinario statunitense, ma nel 1975 si prescrisse semplicemente che il primo era di uso preferibile nel commercio.

Certamente, poiché il sistema metrico è il solo usato nel campo delle scienze e della medicina, non sarebbe male giungere alla tanto desiderata uniformità, soprattutto per i poveri scienziati anglosassoni, che risultano affetti da una specie di schizofrenia, che nel passato ha generato anche dei mostri. Per esempio la sonda marziana Mars Climate Orbiter nel 1999 venne fatta inserire in un’orbita a soli 57 km di altezza invece dei 226 km previsti perché, mentre alla NASA usavano il sistema metrico, il software della Lockeed Martin a bordo della sonda usava il sistema consuetudinario. Questo condusse MCO a distruggersi in atmosfera, o a rimbalzare su di essa proiettandosi verso l’esterno, portando alla perdita di mezzo miliardo di dollari al cambio attuale.