© Christophe Raynaud De Lage

Dal 6 al 14 luglio, in scena alla Fabrica, per il Festival di Avignone, la regista Caroline Guiela Nguyen con Fraternité, Conte fantastique regala al pubblico 3 ore di teatro sublime, tra ironia (tanta) e commozione (il giusto).

È stato un bel pomeriggio di teatro quello vissuto alla Fabrica ad Avignone, perché Fraternité, Conte fantastique, della regista Caroline Guiela Nguyen, spettacolo che fa parte di una trilogia che ruota attorno alla parola «fraternità», che ha già visto la creazione del film Les engloutis (2020) e nel 2022 dello spettacolo L’enfance, la nuit e, nel 2023, di Opus n°4 (titolo provvisorio), è una storia che turba, che scuote e che ci accompagna, con intelligenza e da diversi punti di vista, ad una riflessione dolorosa ma inevitabile: Come comunicare con le persone care che sono scomparse? E soprattutto, come sopravvivere alla loro assenza?

Chi di noi ha perso nel passato o solo recentemente una persona cara, sa quale terribile sofferenza sia non poterla vedere e abbracciare, quale sia il tormento del non sapere come stia, cosa faccia, e quale frustazione si provi nel non potergli raccontare quello che succede a noi e agli altri componenti della famiglia. Che sia una figlia, una moglie, una madre, un fratello, il dolore è lancinante, costante, e ti impedisce di vivere. Caroline Guiela Nguyen rompe con questi tabù, che troppo spesso trasformano lo scomparso nell’innominabile e «obbliga» tutti i suoi personaggi ad interrogarsi su questa scomparsa; dentro una stanza dei messaggi, creata ad hoc, li esorta a parlare con loro.

Dopo il successo ad Avignone di Saigon (2017), la regista ha iniziato a lavorare con grande interesse a questa trilogia. Prima con il film, Les engloutis, per il quale, per diversi anni, incontra alla «Maison central d’Arles» dei detenuti che devono scontare una lunga pena. Con loro la regista ragiona a lungo sul concetto di tempo, il caso più emblematico è quello di un detenuto che rivede la figlia quattro anni dopo; all’inizio non la riconosce, l’aveva lasciata che aveva otto anni, poi, fa fatica ad accettare che sia lei sua figlia, perché i ricordi sono legati ad un’immagine di bambina che non riesce ad associare a quel corpo di ragazzina. Ne Les engloutis il fil rouge è il ritorno a casa di diverse persone, dopo essere scomparse per quaranta anni. In Fraternité, Conte fantastique invece, i personaggi sono i sopravvissuti ad una catastrofe, sono coloro che aspettano, non coloro che ritornano, e li osserveremo nel loro quotidiano per anni, e poi per decenni, dentro un Centro di cura e di consolazione creato affinché gli uni con gli altri tentino di «lavorare» il dolore che li attanaglia per la perdita e per il vuoto che si ritrovano costantemente intorno.

In Fraternité, Conte fantastique tutto è perfetto: il testo, all’inizio scritto senza dialoghi, poi costruito in scena con l’aiuto degli artisti, è un racconto fantastico, ironico ed intelligente, nel quale anche il Cosmo ha un suo ruolo, è immobile a causa della sofferenza umana, per questo motivo diversi scienziati cercano di renderlo ancora una volta mobile con esperimenti e soluzioni di vario tipo. Con il risultato che si ride, molto, e si piange. Gli attori e le attrici in scena, professionisti e non, bravi, reali, divertenti, autentico specchio della società, per età differenti, per culture, lingue e sensibilità rappresentate, come da desiderio della regista. E così pure le scenografie, il Centro di cura e consolazione non poteva essere più realistico, le luci e le immagini in scena. Un lavoro collettivo, che per tre ore ci racconta la vita, ci parla del nostro cuore e del bisogno che abbiamo di amare e di abbracciare.

Pubblico in piedi per un lungo applauso.

Fraternité, Conte fantastique

con Dan Artus, Saadi Bahri, Boutaïna El Fekkak, Hoonaz Ghojallu, Maïmouna Keita, Nanii, Elios Noël, Alix Petris, Saaphyra, Vasanth Selvam, Anh Tran Nghia, Hiep Tran Nghia, Mahia Zrouki

Testo Caroline Guiela Nguyen (e con la collaborazione del gruppo artistico)

Regia Caroline Guiela Nguyen

Drammaturgia Hugo Soubise, Manon Worms

Collaborazione artistica Claire Calvi

Scenografie Alice Duchange

Costumi Benjamin Moreau

Luci Jérémie Papin

Musiche e suono Teddy Gauliat-Pitois (composizione), Antoine Richard (realizzazione e composizione)

Video Jérémie Scheidler

Produzione

Les Hommes Approximatifs, Festival d’Avignone

Coproduzione Odéon-Théâtre de l’Europe, ExtraPôle Provence-Alpes-Côte d'Azur, La Comédie CDN de Reims, Théâtre national de Bretagne, Théâtre national de Strasbourg, PROSPERO – Extended Theatre, Théâtre national Wallonie-Bruxelles, Théâtre de Liège, Les théâtres de la ville de Luxembourg, Châteauvallon Scène nationale, Théâtre de l'Union CDN du Limousin, Centro Dramatico Nacional (Madrid), Théâtre Olympia CDN de Tours, La Criée Théâtre national de Marseille, MC2: Grenoble, Dramaten Stockholm, Schaubühne Berlin, Le Grand T Théâtre de Loire-Atlantique, Les Célestins Théâtre de Lyon, Comédie de Colmar CDN Grand Est Alsace, La Rose des vents Scène nationale Lille Métropole Villeneuve d’Ascq, Le Parvis Scène nationale Tarbes Pyrénées, Théâtre national de Nice, Teatro Nacional D. Maria II (Lisbonne), Thalia (Hambourg), Théâtre du Beauvaisis Scène nationale, RomaEuropa Festival.

Caroline Guiela Nguyen, dopo aver studiato sociologia e arti dello spettacolo all’Università di Nizza, è entrata a far parte della scuola del Teatro Nazionale di Strasburgo nel 2006. È associata al Théâtre de l’Odéon-Théâtre de l’Europe e al MC2 Grenoble. Dal 2014 al 2016, per due stagioni, è stata artista associata al Théâtre national de la Colline e nel 2014 al Teatro Olympia di Tours. Nel 2009 fonda la compagnia Les Hommes approximatifs che riunisce ad oggi Claire Calvi, Alice Duchange, Benjamin Moreau, Antoine Richard, Jérémie Papin, Jérémie Scheidler e Manon Worms, con la quale crea: Se souvenir de Violetta (2011), Ses Mains et Le Bal d’Emma (2012), Elle brûle (2013), Le Chagrin (2015), Mon Grand Amour (2016) et SAIGON (2017).